setteparole7 - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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7. PADRE NELLE TUE MANI AFFIDO IL MIO SPIRITO (Lc23,46)

La vita, giorno dopo giorno ci avvicina e ci distacca dalle cose. La morte da ultimo ci separerà da tutto e da tutti e resteremo soli con noi stessi davanti a te, Dio. Ogni uomo che muore è solo davanti a Dio o è solo in compagnia di Dio. Anche tu, mio Signore, sei arrivato al momento culminante dei tuo dialogo con Dio. Sospeso da terra sei a tu per tu con Dio tuo Padre. In questo dialogo viso a viso, cuore a cuore, porti te stesso e tutto ciò che hai preso della tua avventura sulla terra, porti tutto quello che hai preso delle ferite della nostra carne e delle gioie della nostra vita. Normalmente si muore come si vive, con amore o con disperazione, con la solitudine e il buio dentro o con sprazzi di fiducia. Si può morire con sofferenza e confidenza, o solo con angoscia e sconforto. Come arriveremo a questo appuntamento che è dentro il nostro corpo e le nostre membra, che è nel nostro futuro più o meno lontano perché è ugualmente nel nostro presente? Abbiamo molti conti ancora sospesi? Non siamo preparati e neppure pronti? Ci aspettiamo sempre una dilazione di tempo? Abbiamo puntato soltanto e illusoriamente sulla durata della nostra vita e non sulla sua qualità? Ci aggrappiamo ancora alla vita come a un possesso o siamo capaci di aprire il cuore alla libertà per contemplarla e gestirla come un dono? Qualcuno dopo di noi si spartirà sempre qualcosa di ciò che lasciamo, la tunica, il conto, la casa... per questo non occorre preoccuparsene tanto. Preoccupiamoci invece di lasciare qualcosa dei nostro spirito, preoccupiamoci di lasciare qualcosa che sia un dono, che sia spirito e vita per qualcuno. Arrivato alla fine, all'ultimo tornante dei tempo e della vita, tu torni a chiamare Dio: Padre! Ritorni a vederlo, pur nel buio che ti stringe, con i lineamenti dell'amore. E nell'ora suprema in cui non c'è più tempo per nulla se non per morire, tutti siamo chiamati a decidere se fidarci ancora di Dio e affidarci totalmente a lui oppure continuare a resistere. Morire è una necessità ìneluttabile per tutti, ma come morire è una scelta. E' la grande scelta, la madre di tutte le scelte. Perché dobbiamo decidere, se piegarci per forza o per amore alla sua irruzione. Tu mio Signore, fai della tua morte un ulteriore atto di amore, il più grande e il più credibile. Ne fai un ultimo dono. Cosa ti è rimasto? Nulla oltre il tuo spirito. La carne è già appesa alla croce e votata alla tomba. Lo spirito, che ormai è l'unica e l'ultima cosa che ti rimane, tu lo consegni a tuo Padre. Glielo rimetti, fiduciosamente, nelle mani. Lo abbandoni nelle mani di Dio, le migliori mani in cui lo spirito e la vita possono essere conservati e restare al sicuro. Chissà se il termine "abbandonare" non possa anche o propriamente significare "dare un dono al Padre", "darsi in dono a lui"?. Sì o no, poco importa, nella realtà tu, mio Signore, lo hai fatto, ti sei donato totalmente a lui: «Padre nelle tue mani abbandono il mio spirito». Per la prima volta la storia di una morte non si chiude con una sconfitta, ma con un dono. Nella morte, quando sentiremo che ci abbandona la vita, non ci abbandoni la speranza e lo spirito, perché invece dì morire ci possiamo abbandonare a te con fiducia, in attesa che, da te e per Dio, la vita riprenda, pure dalla tomba, un nuovo corso.
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