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Gesù Cristo. Icona russa, sec. XIX. Bari, Basilica di San Nicola.
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Le sette Chiese dell'Apocalisse. Pergamo(Bergama), Tiatira(Akhisar), Sardi(presso Salihli), Filadelfia(Alasehir), Smirne(Izmir), Efeso(presso Selcuk), Laodicea(presso Denizli).
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L'apertura dei primi quattro sigilli con la visione dei quattro cavalieri. Affresco di lattanzio Gambara, 1530-1574. Rodengo-Saiano, Abbazia
Composta sullo scorcio del I secolo e divenuta uno dei testi biblici più affascinanti nella storia della tradizione e dell'arte cristiana, l'Apocalisse (in greco, "Rivelazione") è un'opera di grande potenza e suggestione, proveniente dall'ambito delle Chiese giovannee dell'Asia Minore, come attestano le lettere indirizzate alle sette comunità di Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea, presenti nei capitoli 2-3. Anche se il linguaggio e i simboli appartengono al genere "apocalittico", una corrente letteraria e teologica molto diffusa nel giudaismo di quell'epoca, il libro si auto definisce "profezia" (1,3 e 22,7.19), cioè interpretazione dell'azione di Dio all'interno della storia.
Infatti, anziché essere un infausto oracolo sulla fine del mondo, come spesso si è creduto, l'Apocalisse è un messaggio concreto di speranza rivolto alle Chiese in crisi interna e colpite dalla persecuzione di Babilonia o della prostituta o della bestia, cioè della Roma imperiale, perché ritrovino fermezza nella fede e coraggio nella testimonianza. Il fine ultimo verso cui sta muovendosi la storia non è il trionfo del drago, simbolo del male, ma quello dell'Agnello, cioè Cristo, e alla Babilonia devastatrice subentrerà per sempre la Gerusalemme della pace e della vita.
Il libro è tutto costellato di simboli e di segni, tra i quali dominano i settenari posti al centro della composizione, nei capitoli 6-15: i sette sigilli spezzati, le sette trombe risuonanti, i sette angeli con le sette coppe del giudizio. Colori, animali, sogni, visioni, numeri, segni cosmici, città sono le componenti di questa interpretazione della storia alla luce della fede e della speranza.
All'inizio e alla fine dell'opera si hanno le due scene decisive: da un lato, la corte divina con l'Agnello-Cristo e il libro della storia umana (capitoli 4-5); dall'altro, l'affresco del duello definitivo tra Bene e Male, tra la Prostituta imperiale e la Sposa ecclesiale, suggellato dall'epifania della Gerusalemme celeste, ove si attende la venuta in pienezza del Cristo salvatore (capitoli 16-22).
Infatti, anziché essere un infausto oracolo sulla fine del mondo, come spesso si è creduto, l'Apocalisse è un messaggio concreto di speranza rivolto alle Chiese in crisi interna e colpite dalla persecuzione di Babilonia o della prostituta o della bestia, cioè della Roma imperiale, perché ritrovino fermezza nella fede e coraggio nella testimonianza. Il fine ultimo verso cui sta muovendosi la storia non è il trionfo del drago, simbolo del male, ma quello dell'Agnello, cioè Cristo, e alla Babilonia devastatrice subentrerà per sempre la Gerusalemme della pace e della vita.
Il libro è tutto costellato di simboli e di segni, tra i quali dominano i settenari posti al centro della composizione, nei capitoli 6-15: i sette sigilli spezzati, le sette trombe risuonanti, i sette angeli con le sette coppe del giudizio. Colori, animali, sogni, visioni, numeri, segni cosmici, città sono le componenti di questa interpretazione della storia alla luce della fede e della speranza.
All'inizio e alla fine dell'opera si hanno le due scene decisive: da un lato, la corte divina con l'Agnello-Cristo e il libro della storia umana (capitoli 4-5); dall'altro, l'affresco del duello definitivo tra Bene e Male, tra la Prostituta imperiale e la Sposa ecclesiale, suggellato dall'epifania della Gerusalemme celeste, ove si attende la venuta in pienezza del Cristo salvatore (capitoli 16-22).