3. DONNA, ECCO TUO FIGLIO: ECCO TUA MADRE(GV 26,27)
Agli appuntamenti più intimi si resta sempre in pochi. E qui sul monte del Golgotha la croce ha fatto una selezione feroce. Su questo monte non c'è la calca dei miracoli, delle migliaia di persone presenti alla moltiplicazione dei pani, di quando tu, mio Signore, facevi prodigi e la folla si accalcava, ti stringeva e si stringeva a te, e ti voleva re. Allora non ti davano neppure il tempo e la possibilità di mangiare. Non è più l'ora dell'ingresso trionfale a Gerusalemme, ma dei cammino tortuoso, faticoso e in salita dei Golgotha. Le circostanze ora sono cambiate. E' l'ora della croce, è l'ra della solitudine. Ognuno a suo modo e per un motivo o l'altro ha preso le distanze da te. E' rimasto fuori a guardare e vuole rimanerne fuori. La gente, la folla se ne è andata, ma anche i tuoi ora ti seguono da lontano. Qualcuno che era disposto a morire per te ora addirittura giura e spergiura di non conoscerti. Il pastore è stato preso, è stato percorso ed il gregge si è disperso. Sei rimasto pressoché solo, ma non solo dei tutto, perché accanto a te è rimasta tua madre, è rimasto il discepolo dell'amore. Almeno la madre e l'amore vero, lo sappiamo, non abbandonano mai. Tua madre soffre come nessuno può soffrire per te, ma non vacilla, sta, resta incollata alla tua croce. Forte e coraggiosa ti ha seguito ed in silenzio è salita con te sul Calvario. Ora a vederti appeso tra cielo e terra fa spazio al dolore dentro il suo cuore e non scappa, non si vela gli occhi, sfida e vuole affrontare la prova. Per le tue parole, sulla croce, gli orizzonti dell'amore, gli orizzonti delle relazioni umane si sono allargate e illuminate, si sono trasformate. E come sempre capita, chi ama per davvero si vede nella prova, perché invece di pensare alla sua disgrazia e al suo dolore pensa a quello degli altri, pensa a come alleviarlo, a come fare coraggio. Dimentico di quello che soffri, dimentico della morte incombente, ti prendi ancora cura di noi. Da te siamo affidati all'amore incondizionato di una madre, e di quale madre, la tua. Sulla tua parola siamo diventati depositari della responsabilità che i figli hanno rispetto alla madre. Così ci hai insegnato come niente e nessuno ci può fare sentire soli, perché tu non ci lasci mai da soli, neppure quando ci saluti. Ci hai insegnato come, pure nelle situazioni in cui misuriamo sino in fondo la nostra impotenza, possiamo, sebbene in silenzio, essere compagni di viaggio di tutti. Nel dolore non sono importanti le parole. E' necessario esserci, ed esserci con un cuore grande, come quello di una madre o quello di un figlio. Oppure, come tu Gesù ci ha insegnato dalla croce, con un cuore di madre e di figlio uniti, per sconfiggere insieme la solitudine e la morte.