Fiumi d'acqua viva...

Saremo giudicati sull'amore
34° Domenica del Tempo Ordinario anno A
(Ez.34,11-12.15-17; sal.22;1Cor.15,20-26.28; Mt. 25,31-46)
Con l'odierna solennità di Cristo Re, termina l'anno liturgico(ciclo A), durante il quale la Chiesa ci ha fatto contemplare il Mistero della vita di Gesù: dalla nascita a Betlemme, alla vita a Nazareth; nei tre anni di vita pubblica e di predicazione; nell'epilogo doloroso della passione e morte, nel trionfo della Risurrezione ed Ascensione al cielo, da dove il Padre manda sulla Chiesa lo Spirito Santo nella Pentecoste. La conclusione della vita di Cristo non sta nella conclusione della sua vita terrena, ma nella sua pienezza di Figlio amato del Padre, dal quale, dopo averne compiuto la volontà, viene rivestito della dignità regale. Gesù è re dell’universo, perché re dell’Amore; Colui che sopra ogni persona e più di ogni altra persona ha amato Dio e i fratelli. Egli si è abbassato così tanto, nel suo servire gli uomini, da essere anche innalzato così tanto. S.Paolo descrive bene questo abbassamento amoroso e innalzamento regale di Cristo "Cristo Gesù non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma si abbassò così tanto da svuotare se stesso fino a diventare uomo -- servo di tutti. Per questo Dio lo ha innalzato, e gli ha dato un nome che è sopra ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nella terra, sopra la terra e sotto terra, e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore"(Fil. 2,5-11) Non un re che domina, ma un re che ama; un. re-pastore, un re-guida, come lo preannuncia il profeta Ezechiele. Nella tradizione ebraica ogni re doveva essere anche pastore e guida spirituale del suo popolo. Gesù dirà di se stesso: "Io sono il buon pastore". (Gv.10,11) Gesù è un re-pastore che amorevolmente va in cerca della "pecora perduta o smarrita"(Ez.34,13) e fa festa quando la ritrova; "fascia la pecora ferita e cura quella ammalata"(Ez.34,14), la riconduce all'ovile, non l'abbandona al suo destino, ma si prodiga per il suo bene. La regalità di Gesù, dunque, ha tutte le espressioni e le sfumature dell'amore più tenero e più profondo, fino a quella suprema di dare la propria vita: "Il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle".(Gv.10,11) Secondo l'apostolo Paolo poi, Gesù è Re, Re dell'Universo perché è il vincitore della morte, è il Signore della vita. Ai cristiani di Corinto egli scrive: "Cristo è risuscitato dai morti come primizia di coloro che sono morti(1Cor.15,20), cioè come primo frutto e come garanzia di tutte le creature umane che terminano l’esistenza terrena. Infatti, "come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo(1Cor.15,22).Gesù mostra la sua divina regalità, con la vittoria sulla morte: ha vinto la morte in sé, per sé e per tutti noi. Ha vinto la morte fisica con la risurrezione, e ha vinto la morte spirituale, causata dal male, perché con la sua passione, morte e risurrezione ha distrutto il potere della morte con il potere dell’Amore. E’ infatti amando che si vince il male, combattendolo con le armi dell’amore. Nella grandiosa pagina del giudizio universale, l'evangelista Matteo ci ricorda che il metro e la misura del nostro operato sarà unicamente l'amore, e più esattamente l'amore del prossimo; ma non un amore qualunque, bensì un amore tale da vedere Cristo stesso nei poveri. Per cui servire i poveri è servire Gesù. Negli uomini stretti dalla sofferenza e dal bisogno, il figlio dell'uomo è già misteriosamente presente. Nel prossimo più vicino, prima di tutto, ma anche nella folla immensa di "quei milioni di Cristi dagli occhi cupi e dolci che, in un mondo attraversato da molteplici legami di interdipendenza, aspettano da noi ben più che un'elemosina: un amore creativo, efficace, che sappia arrivare fino a mettere in moto i meccanismi della decisione politica" (Fr.Mauriac) Tutto il resto sarà secondario, conterà relativamente poco. "Qualunque cosa avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".(Mt. 25,40) Su questo verterà il giudizio. Sappiamo bene che "i fratelli più piccoli" per Gesù sono i bisognosi di ogni genere: i malati, i poveri, gli emarginati in qualsiasi modo, le persone sole, i migranti, i tossicodipendenti, i feriti negli affetti e tanti, tanti altri…Qualunque azione di bene, di conforto, di aiuto fatta a costoro è fatta a Gesù; ma anche quello che viene negato loro, è come se fosse negato a Gesù.(Mt. 25,45) Questo deve farci riflettere e deve spingerci soprattutto a vincere la nostra insensibilità e la nostra chiusura egoistica che ci impedisce di essere disponibili alle necessità altrui. Il nostro cuore deve assumere la forma del cuore di Cristo soprattutto nel servizio ai nostri fratelli e per amore suo. Insomma sul comandamento dell’amore non solo ci giochiamo la nostra vita presente (che vita è una vita senza amore?) ma anche il nostro destino ultimo. Tutto questo ci porta a pensare al Cristo, re dell'universo. Non per proclamare la sua signoria sulle questioni della vita civile: Cristo, infatti non vuole regnare sul mondo "Il mio regno non è di questo mondo"(Gv.18,36) ma, innanzitutto, nelle coscienza di ogni persona di buona volontà, che cerca con libertà e verità il bene di tutti; e vuole regnare soprattutto nel cuore dei credenti in Lui, di quanti desiderano ardentemente diventare suoi discepoli, convertendoli all’amore senza calcoli e senza ricerca di tornaconto personale. E infine Gesù rivendica il suo titolo di re soltanto per l'ora della sua venuta nella gloria: allora lì vedremo davvero tutto con chiarezza,vedremo soprattutto che vita è stata la nostra: se avremo vissuto da egoisti o da persone aperte e generose. Alla sera della vita, "saremo giudicati sull'amore" (s. Giovanni della croce)
Don Roberto Zambolin
