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Il Mondo di Aquila e Priscilla
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Fiumi d'acqua viva...
Per non uccidere la speranza
2° Domenica di Avvento anno A
(Is. 11,1-10;sal. 71;Rm. 15,4-9; Mt. 3,1-12)

Il messaggio di Giovanni il Battista, è un grande annuncio di speranza: Dio viene a salvare, a liberare il suo popolo, a in-trodurlo nella vita divina, a purificarlo più profondamente con il suo Amore (Mt. 3,11) perché possa diventare come “una sposa pronta per il suo sposo”(Ap. 21,2) Giovanni non è lo sposo che deve venire, ma è “l’amico dello sposo”(Gv. 3,29) e il compito che lo sposo ha affidato all’amico Giovanni è talmente grande e nobile, e il modo con cui Giovanni lo svolge è così li-bero da ogni forma di esaltazione di sé, di autocompiacimento, di ostentazione, che il Battista merita l’elogio di Gesù stesso: “ In verità vi dico che tra i nati di donna, non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista”(Mt. 11,11) Ma la speranza che il Battista annuncia è affidata al nostro impegno, alla nostra responsabi-lità, alla disponibilità a mettere in questione la nostra vita, morale e religiosa. Non basta dire come i sadducei e i Farisei “ Abbiamo per padre Abramo”(Mt. 13,9) e noi abbiamo per Padre Dio, ma è necessario “fare frutti degni di conversione.”(Mt. 13,8) La fede non è spiritualismo consolatorio nè ingannevole sicu-rezza sulla base di una appartenenza e di una religiosità solo professata, ma è impegno sempre nuovo e reale ad aprirci alla volontà di Dio,lasciandolo entrare in noi. Il cambiamento radi-cale di mentalità (metanoia) viene operato dalla stessa Parola di Dio, che è come una scure posta alle radici del tronco della nostra vita. Abbatte l’albero vecchio che non dà frutto, perché possano spuntare germogli di vita nuova, nuovi stili di vita. Certamente non vi è da farsi illusioni: quando denuncia situazioni di ingiustizia, di privilegio, di emarginazione, o presenta un Dio scomodo perché non fatto a immagine e somiglianza di chi non vuole cambiare nulla di sé e sentirsi comunque con la coscienza a posto, allo-ra il profeta divide e provoca tensioni. E l’evangelista Matteo lo mette subito in rilievo, mostrando da una parte il popolo che accorre confes-sando il proprio peccato, e dall’altra i farisei e i sadducei, con i quali entra subito in polemica, perché bloccati sul formalismo religioso, che finisce per svuotare la carità, la misericordia, l’accoglienza verso tutti. A chi è affidato oggi il compito di non uccidere la speranza? Chi è chiamato a predicare la conversione del cuore e della vita? Chi deve compiere il lavoro di “ preparare la via al Signore e raddrizzare i suoi sen-tieri”? (Mt. 3,3) Vi è La Chiesa, innanzitutto. E’ lei l’amica dello Sposo, anzi è di più: è la Sposa. Ella deve predicare al mondo, “ascoltino o non l’ascoltino”(Ez. 2,5) che solo da Dio e da nessun altro può venire sal-vezza, nemmeno dalla scienza. La scienza aiuta la vita, modifica la vita, ma non “salva” l’uomo!. Benedetto XVI nella sua lettera enciclica “Spe Salvi” lo ricorda molto bene, con ottime motivazioni. Tener viva la speranza, significa fare ogni sforzo per abbassare i colli e le monta-gne dell’ingiustizia, della disuguaglianza, dei conflitti fra i popoli; te-ner viva la speranza non è accumulare per sé, ma faticare con sudore per svellere, asportare, promuovere, assestare, riconciliare, consapevo-li che ogni persona è amata da Dio e “comperata a caro prezzo dal sangue di Cristo”(1Cor.7,23) E la Chiesa, per essere credibile, deve svolgere questa missione formando innanzitutto le coscienze, e sempre con molto rispetto, umiltà, libertà, essenzialità di parole e di testimonian-za; ogni cristiano, poi, è chiamato a non far morire la speranza: usando attenzione e solidarietà soprattutto verso gli ultimi, i poveri, i più feriti dalla vita, iniziando da quelli di casa, poi dai vicini di casa, poi dal condominio, poi da quelli della sua vita fino a raggiungere chiunque passa per la sua strada. Forse, noi credenti, pensiamo che i nostri siano solo quelli che frequentano la chiesa… No! Cristo è morto per dare speranza a tutti, soprattutto a coloro che in vario modo ancora oggi lo crocifiggono. Fra questi ci sono anche i suoi… La speranza, così è per tutti.

Don Roberto Zambolin


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