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Il Mondo di Aquila e Priscilla
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Fiumi d'acqua viva...

LO SPIRITO SANTO ABITA LA VITA
SOLENNITA’ DI PENTECOSTE
(At.2,1-11; sal.103; 1Cor.12,3b-7.12-13;Gv.20,19-23)

L’avvenimento della Pasqua è la meraviglia più straordinaria che mai sia stata compiuta da Dio nella storia degli uomini; non solo perché si tratta della Risurrezione da morte del suo Figlio, uomo come noi, ma perché è la rivelazione dell’Amore di Dio per noi nel grado più alto, più sublime. Con la Pasqua tutto il mondo viene rinnovato, riconciliato, redento; tutto può diventare dono, amore, tutto è riempito di vita. Questo Amore, questa vita, questo continuo rinnovamento del mondo è reso perenne con il dono dello Spirito Santo: esso è come il vento impetuoso, nel senso che i segni di tale amore li possiamo cogliere ovunque, attorno a noi, dentro di noi, tra di noi; è come il fuoco: chi si lascia contagiare dall’amore di Dio, dal dono della vita del Figlio, diventa esso stesso amore, diventa lui stesso vita che si dona, ardente d’amore. In modo particolare le letture della Scrittura ci parlano dello Spirito come possibilità di narrare le opere di Dio, ognuno nel proprio linguaggio (prima lettura); come principio ordinatore che regola i doni e i ministeri all’interno della comunità secondo il principio della “utilità comune” (seconda lettura); infine come forza capace di rimettere i peccati e di ristabilire la pace nella comunità.(Vangelo) Lo Spirito del Signore non opera, certo, se noi lo blocchiamo, mettiamo barriere e chiusure, ma solo se desideriamo un mondo fondato sulla giustizia, la comunione e la pace. In altre parole, ogni nostra relazione gratuita, finalizzata al bene delle persone, alla reciproca carità, è sotto lo Spirito Santo di Dio. Potremmo dire, in riferimento alla comunità dei credenti, che lo Spirito Santo è il motore delle relazioni intraecclesiali ed extraecclesiali; impregna le une come le altre di missionarietà. Lo Spirito Santo dà ad ognuno la possibilità di narrare Dio con un proprio linguaggio: stupendo! Ogni donna e ogni uomo, con la propria storia, la propria cultura, la propria personalità, la propria vita coniugale, famigliare, lavorativa, ecclesiale, quando sono attraversate dal filo rosso dell’amore e messe a servizio della utilità comune, diventano vite piene di Dio, trasparenza del volto del Signore. Potremmo anche dire che tante le persone, tante le razze e le culture, tanti sono i volti dell’Amore. Così Dio lo possiamo incontrare ovunque e tutto diventa “spirituale”. Non solo la preghiera, l’incontro con la Parola, la liturgia, i sacramenti sono nutrimento per la nostra vita spirituale, ma anche le relazioni che noi stringiamo ogni giorno, tutto ciò che facciamo, gli ambienti nei quali operiamo possono diventare per noi luoghi dello Spirito, “situazioni spirituali” nelle quali Dio stesso si rivela a noi e rivela la sua volontà. Ma è necessaria una condizione: che la nostra vita sia per l’utilità comune.(1Cor.12,7) Qui sta il punto. L’unico elemento che può spegnere il fuoco dello Spirito o impedirgli di far sprigionare la sua forza e il suo calore è il nostro egoismo, quel riferire ogni cosa a noi stessi; quel mettersi continuamente al centro dell’attenzione. Le cose che facciamo, fossero anche quelle fatte nel nome del Signore, non sono sante perché fanno parte dell’ambito del sacro, ma lo sono perché sprigionano amore, perché aiutano a dar lode a Dio e non a nutrire il proprio orgoglio! Anche se ci interessiamo del prossimo, o facciamo del bene, o pratichiamo la carità; anche se mettiamo su famiglia o diventiamo presbiteri, o serviamo i fratelli nella comunità, vale per tutti la domanda: perché lo facciamo, per Chi lo facciamo? Lo spirito Santo di Dio è spirito di carità, di generosità, di libertà e manifesta tutto il suo vigore e la sua pienezza all’interno di un’anima disposta a perdere se stessa purchè i fratelli abbiano la vita. Lo spirito di Dio, infatti, è lo Spirito della Pasqua. E senza andare molto lontano, perdere se stessi non significa solo diventare martiri, ma significa diventare persone che costruiscono la pace e che operano per la riconciliazione. Oggi, dove si fanno anche carte false pur di imporre se stessi e la propria presenza, creando divisioni, lotte, gelosie, ingiustizie e dipendenze di vario tipo da chi sta più in alto, operare per la pace, per la promozione dei più deboli, perché torni il perdono e la misericordia nella giustizia, costa davvero fatica e spesso emarginazione. Ecco, se uno è disposto a dare la vita per questo, allora la sua vita diventa un dono prezioso dello Spirito per l’utilità comune. Gesù risorto ha vinto in se stesso, nella sua persona, con l’amore, il male patito e, manifestando ai discepoli la continuità del suo amore nei loro confronti,comunica loro anche la via per amare davvero: vincere il male con il bene, rispondere alla cattiveria con la dolcezza, far prevalere la grazia sulla vendetta e sulla rivalsa. Così lo Spirito santo prima di essere capacità di perdono nei confronti degli altri, insegna al credente a riconoscere con sincerità il male che abita in lui e a sanarlo con il bene e con l’amore.


Don Roberto Zambolin


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