Esercizi-testo0 - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Ringraziamo di cuore don Roberto Zambolin m.s.c.
per tutti i preziosi spunti di riflessione che ci sono donati in queste pagine e che sintetizzano alcune significative esperienze di corsi di Esercizi Spirituali da lui tenuti
Dico grazie a Dio dal più profondo del cuore perché mi ha chiamato a compiere assieme a voi questo cammino di esercizi spirituali. Siamo tutti fratelli nel Battesimo e nella fede che amiamo. Quale è il senso degli Esercizi Spirituali, perché farli? Per capire il significato di un cammino di esercizi spirituali, dobbiamo riflettere sulla condizione del nostro “essere credenti”: io non esito a dire che il credente non è che un povero ateo che ogni giorno si sforza di incominciare a credere. E tale è ogni credente,anche chi alla causa di Dio ha consacrato integralmente la sua intelligenza e il suo cuore. Perché se fosse diversamente, la nostra fede sarebbe possesso, ideologia, risposta già pronta e non l’esperienza continua di Colui che la Scrittura chiama il “fuoco divorante”, un incontro sempre vivo e mai uguale con la sua Parola. Noi abbiamo a che fare con Lui e tutto ciò che siamo ha senso se riferito a Lui. E con Lui non si vive di rendita, di scelte scontate, ma si è continuamente sfidati dalla complessità della nostra esistenza e dalle sue infinite contraddizioni e ancor di più si è sfidati dal suo Mistero, dal suo silenzio,dal silenzio di Dio, che turba, che inquieta la nostra fede. Noi siamo qui per passare dal nostro profondo ateismo, alla fede.
Ecco perché l’unica vera domanda che io pongo a me, a voi, non solo in questi , ma ogni giorno della nostra vita è la domanda fondamentale: “ Credi in Dio?” Domanda tutt’altro che scontata anche per noi preti. Perché se credere è “cor dare”, è dunque perdutamente affidarsi, è “essere prigionieri dell’Invisibile”(Lutero). Allora credere in Dio, significa vivere contraddicendo l’esistenza di questo mondo che passa, le seduzioni del potere,le varie forme di concupiscenza: la seduzione del possesso, la volontà di essere gratificati che tutti ci portiamo dentro. Siamo qui per imparare a credere un po’ di più insieme, per tuffarci più profondamente nel cuore di Dio. Come farlo?

La tradizione spirituale, pone tre condizioni perché gli Esercizi Spirituali siano vissuti nella intensità della fede, nel fuoco dello Spirito. E le tre condizioni sono queste:

  • Totus introibo (entrerò con tutto me stesso): porterò in questi giorni tutto di me, la mia storia, i miei problemi,le domande aperte,i sentieri interrotti. Porterò la mia gente, le persone a me affidate, la famiglia, i figli, i giovani. Porterò le loro speranze e i loro dolori. Gli Esercizi Spirituali non sono un tempo di evasione, sono un tempo di incontro profondo con la verità del nostro cuore e della nostra vita. Nulla di me deve restare fuori dallo sguardo di Dio, che è sguardo penetrante e creatore; porterò la verità di me stesso di fronte a Lui, agli occhi del Padre che è anche il giudice della mia vita. Io credo che tutti abbiamo profondamente bisogno di questo “Dio giudice”. Dire che Dio è giudice non è dire una banalità: il Dio giudice non è altro che Colui che guarda nelle profondità del nostro cuore come nessuno potrebbe e saprebbe fare. E di questo tutti abbiamo enormemente bisogno, perché tutti tendiamo a farci delle maschere, degli alibi, a nascondere la verità di noi stessi. Solo lo sguardo di Dio ci aiuta ad accettarci nella pienezza del nostro essere, solo Lui ci può rendere persone nuove.


  • Solus Manebo: (resterò solo): resterò solo con Dio, per accoglierlo in un rapporto di comunione e di amore profondo. La solitudine degli amanti è essenziale al rapporto e alla intensità della comunicazione. L’atto più alto della comunione che sia possibile immaginare in questo mondo, è un atto che si compie nella solitudine, nella decisione di questo perdutamente affidarci a Lui. “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito…..” Dice R. Bultmann:” Ognuno vive la propria vita, ognuno muore la propria morte”. La solitudine con Dio è essenziale perché Lui venga.


  • Alius egrediar ( uscirò un altro) Alius, non alter! Non si tratta di frammentarsi, di sdoppiarsi: si tratta di rinnovarsi dal profondo del cuore, di diventare nuovi, della novità di Dio, che non è la novità di ciò che impariamo agli Esercizi, ma la novità del nostro convertirci a lui.


A proposito della mia presenza:
Io non vengo a voi come un maestro, ma come un discepolo di Cristo, fratello tra fratelli. Vi chiedo pertanto tanta fede e umiltà, da non fermarvi a me, alla mia parola. Nel nostro rapporto con Dio si celebra un mistero. Dio si fa presente per parlare a ciascuno di voi. Dio vi ha chiamato qui perché ha da dire una parola ad ognuno di voi. La parola dell’uomo non è la Parola di Dio, anche se Dio usa parole umane per incontrarci.
Si impone, dunque, una disponibilità assoluta ad ascoltarlo, come la Vergine, come Teresa di Gesù Bambino. Buoni Esercizi!
p. Roberto Zambolin


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