La missione della famiglia nella Chiesa e nella società - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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DIRETTORIO DI PASTORALE FAMILIARE
per la Chiesa in Italia
Annunciare, celebrare, servire
il "Vangelo della famiglia"


LA MISSIONE DELLA FAMIGLIA NELLA CHIESA E NELLA SOCIETA'

La promozione e la realizzazione di una adeguata pastorale familiare non può non fondarsi sulla nitida consapevolezza che «attraverso la famiglia cristiana la Chiesa vive e compie la missione affidatale da Cristo» e che la famiglia è sì «l'oggetto fondamentale dell'evangelizzazione e della catechesi della Chiesa, ma essa è anche il suo indispensabile ed insostituibile soggetto: il soggetto creativo» .
Di conseguenza, la pastorale familiare, oltre a fare di tutte le coppie e famiglie cristiane e di ciascuna di esse il termine delle sue attenzioni e delle sue cure, riconosce nelle stesse coppie e famiglie un soggetto pastorale attivo e responsabile. Perciò le coinvolge e le impegna a partecipare alla vita e alla missione della Chiesa e allo sviluppo della società, svolgendovi quei compiti e quel ministero che affondano le loro radici nel sacramento del matrimonio.

LA PARTECIPAZIONE ALLA VITA E ALLA MISSIONE DELLA CHIESA.

Fondamento

Come abbiamo già richiamato in precedenza esponendo alcuni tratti del “Vangelo del matrimonio e della famiglia” , in virtù del sacramento del matrimonio, «gli sposi sono consacrati per essere ministri di santificazione nella famiglia e di edificazione della Chiesa»  e ogni famiglia cristiana, costituita come “Chiesa domestica”, è vitalmente inserita nel mistero della Chiesa e chiamata a partecipare, nel modo suo proprio, alla vita e alla missione della Chiesa.
I coniugi e i genitori cristiani, infatti, «hanno, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio»  e «perciò non solo “ricevono” l'amore di Cristo diventando comunità “salvata”, ma sono anche chiamati a “trasmettere” ai fratelli il medesimo amore di Cristo, diventando così comunità “salvante”» . La coppia-famiglia cristiana, pur con tutta la sua «“inadeguatezza” a manifestare e a riprodurre, da sola, il mistero della Chiesa in se stesso e nella sua missione di salvezza» , si presenta come «un riflesso vivo, una vera immagine, una storica incarnazione della Chiesa. In tal senso la famiglia cristiana si pone nella storia come un “segno efficace” della Chiesa, ossia come una “rivelazione” che la manifesta e la annuncia, e come una sua “attualizzazione” che ne ripresenta e ne incarna, a suo modo, il mistero di salvezza» .

Modalità

La partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa, pur nelle molteplici forme che essa può assumere, deve esprimersi ed attuarsi «in modo proprio e originale», coerente con l'identità della famiglia stessa quale «intima comunità di vita e di amore» .
La famiglia cristiana, perciò, è chiamata ad essere comunità credente ed evangelizzante, comunità in dialogo con Dio e comunità al servizio dell'uomo, innanzitutto con uno stile che dica la sua originaria indole comunitaria: «insieme, dunque, i coniugi in quanto coppia, i genitori e i figli in quanto famiglia, devono vivere il loro servizio alla Chiesa e al mondo» .
A questo scopo, è opportuno prevedere forme di partecipazione propriamente familiare alla vita della Chiesa, alle sue iniziative e ai suoi organismi, nella consapevolezza che «la presenza delle coppie cristiane come tali, e non semplicemente di un singolo coniuge, nei vari momenti di vita della comunità ecclesiale, nelle diverse forme della missione di salvezza della Chiesa, negli organismi pastorali, realizza e rende visibile il mistero loro proprio entro la Chiesa» .

Contenuti

Anche riguardo ai contenuti, la famiglia cristiana è chiamata a vivere la sua partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa mediante le realtà che caratterizzano e qualificano la coppia e la famiglia. «E' allora nell'amore coniugale e familiare - vissuto nella sua straordinaria ricchezza di valori ed esigenze di totalità, unicità, fedeltà e fecondità - che si esprime e si realizza la partecipazione della famiglia cristiana alla missione profetica, sacerdotale e regale di Gesù Cristo e della sua Chiesa: l'amore e la vita costituiscono pertanto il nucleo della missione salvifica della famiglia cristiana nella Chiesa e per la Chiesa» .

La missione evangelizzatrice della famiglia

Inserita nel mistero della Chiesa, la quale, come vergine e madre, vive e cresce nell'obbedienza della fede e nella sua continua trasmissione a tutti gli uomini e in tutte le culture, la famiglia cristiana è chiamata ad essere comunità credente ed evangelizzante. Come ha incisivamente sottolineato Paolo VI, «la famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. Dunque nell'intimo di una famiglia cosciente di questa missione tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell'ambiente nel quale è inserita» .

Comunità evangelizzata in ascolto della parola di Dio

Ciò che fa della Chiesa la comunità dei credenti è innanzitutto il suo ascolto costante e la sua accoglienza docile della parola di Dio. Partecipe della vita e della missione della Chiesa, la famiglia nasce e cresce come comunità credente ed evangelizzata nello stesso ascolto orante e nella medesima accoglienza della parola di salvezza. In tale ottica, agli sposi e ai genitori cristiani - che già lungo il cammino di preparazione al matrimonio si sono impegnati a vivere un itinerario di fede e che nella stessa fede hanno celebrato il sacramento nuziale quale rivelazione e compimento del disegno sapiente e amoroso di Dio - è chiesto di continuare a vivere nell'obbedienza della fede sostenendosi a vicenda e l'intera famiglia è chiamata a lasciarsi evangelizzare continuamente e intensamente, attraverso una permanente educazione nella fede. Gli sposi cristiani e l'intera comunità familiare, perciò, «sono chiamati ad accogliere la parola del Signore, che ad essi rivela la stupenda novità - la buona novella - della loro vita coniugale e familiare, resa da Cristo santa e santificante. Infatti, soltanto nella fede essi possono scoprire e ammirare in gioiosa gratitudine a quale dignità Dio abbia voluto elevare il matrimonio e la famiglia, costituendoli segno e luogo dell'alleanza d'amore tra Dio e gli uomini, tra Gesù Cristo e la Chiesa sua sposa» .

L'ascolto e la lettura della parola di Dio costituiscano il nutrimento di ogni famiglia cristiana. Genitori e figli insieme, con gradualità e nel rispetto delle età e delle capacità di ciascuno, attuino qualche forma di meditazione della Parola: da quella della preparazione o ripresa settimanale dei brani biblici proclamati nella messa domenicale a quella più frequente o quotidiana almeno in alcuni periodi forti dell'anno liturgico, a quella praticata in ogni giorno dell'anno in modo più sistematico e puntuale secondo il metodo della “lectio divina”. La comunità cristiana, da parte sua, non tralasci di educare ogni famiglia e di accompagnarla e aiutarla con opportuni sussidi perché l'ascolto, l'accoglienza e la pratica della parola di Dio costituiscano la solida roccia su cui viene fondata la casa (cf Mt 7, 21-27).

Comunità evangelizzante

Secondo il dinamismo tipico di ogni esperienza cristiana ed ecclesiale, da comunità credente ed evangelizzata, la famiglia cristiana diventa comunità evangelizzante. Lo diventa realmente «nella misura in cui accoglie il Vangelo e matura nella fede» . Lo diventa per una vocazione radicata nel battesimo e precisata e corroborata col dono sacramentale del matrimonio. Lo diventa, innanzitutto, con il suo stesso “esserci” come famiglia cristiana: come tale, infatti, essa è partecipe del mistero dell'amore di Dio e del suo pieno compimento nella Pasqua di Cristo.
Nell'ottica della nuova evangelizzazione, il contributo delle famiglie per la testimonianza e l'irradiazione del Vangelo assume grande importanza e può rivestire diverse forme. In particolare, risulta opportuna l'opera di coppie e famiglie che mettono a disposizione la loro casa per momenti di ascolto della Parola di Dio e sanno chiamare a questo confronto altre coppie e famiglie del quartiere o del vicinato.
Il dono e il contenuto tipico dell'opera evangelizzatrice della famiglia cristiana consiste proprio nell'annuncio e nella testimonianza, attraverso il vissuto quotidiano, della grandezza di questo mistero e di questo amore totale, fedele, definitivo e datore di vita: la sua speciale vocazione, soprattutto oggi, è quella di «essere testimone dell'alleanza pasquale di Cristo» .
Prima e più di intraprendere qualsiasi altra iniziativa, ogni famiglia cristiana e in essa ogni coppia di sposi sappia riscoprire la grandezza e l'originalità di questa chiamata a partecipare all'opera evangelizzatrice della Chiesa. Confidando nel dono dello Spirito che la accompagna e la sostiene, si impegni ogni giorno a vivere secondo le dimensioni e le caratteristiche proprie dell'amore coniugale e familiare. Con gioiosa e umile fierezza, in una società che sempre più va smarrendo queste certezze, testimoni a tutti la possibilità e la bellezza di un amore che rimane fedele e vero in ogni situazione della vita. L'intera comunità cristiana, d'altra parte, sappia riconoscere e accogliere con gratitudine questa preziosa testimonianza offerta dalle famiglie e si interroghi costantemente sui modi per illuminarle e sostenerle nella loro missione evangelizzatrice.

Educazione cristiana dei figli

La famiglia cristiana vive in modo privilegiato e originale il suo compito di evangelizzazione al suo interno, in particolare nel rapporto genitori-figli. I coniugi cristiani, infatti, «sono cooperatori della grazia e testimoni della fede reciprocamente e nei confronti dei figli e di tutti gli altri familiari. Sono essi i primi araldi della fede ed educatori dei loro figli; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e con l'esempio, li aiutano con prudenza nella scelta della loro vocazione e favoriscono, con ogni diligenza, la sacra vocazione eventualmente in essi scoperta» .
Tale ministero di evangelizzazione dei genitori cristiani non è altro che logica conseguenza e naturale dimensione della nativa esigenza educativa iscritta nel loro essere genitori. L'originario rapporto educativo che, in virtù della generazione, li lega ai figli esige, infatti, che i genitori rispettino e promuovano pienamente l'identità personale, sociale ed ecclesiale dei figli. In tale prospettiva la loro opera educativa ha come scopo irrinunciabile anche la formazione di ogni figlio quale membro vivo e vitale della Chiesa di Cristo.
Lo stesso ministero di evangelizzazione, inoltre, proprio perché vissuto dalla famiglia e nella famiglia, nel rispetto e nella valorizzazione della sua originalità specifica, «assume le connotazioni tipiche della vita familiare, intessuta come dovreb¬be essere d'amore, di semplicità, di concretezza e di testimonianza quotidiana» .
In ogni famiglia cristiana, con la parola e con la testimonianza, i genitori svolgano il loro servizio educativo e mettano in atto i loro carismi così da aiutare i figli a vivere nella fede, nelle varie tappe della loro crescita.
Siano per loro i primi maestri della fede, perché fin dalla più tenera età imparino a «percepire il senso di Dio e a venerarlo e ad amare il prossimo secondo la fede che hanno ricevuto nel battesimo» .
Li accompagnino nel cammino di preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana , sia riprendendo e riproponendo nel contesto familiare i contenuti della catechesi vissuta in parrocchia, sia partecipando cordialmente agli incontri e alle iniziative che dalla parrocchia stessa vengono proposti e promossi appositamente per i genitori.
Siano presenti con generosa e discreta disponibilità nei diversi luoghi educativi ecclesiali e vi attuino autentiche forme di corresponsabilità, evitando di delegare totalmente ad altri (sacerdoti, religiosi e laici) il loro diritto-dovere anche di educatori nella fede.
Si adoperino perché la catechesi familiare sia in grado di precedere, accompagnare e arricchire ogni altra forma di catechesi . A tale scopo è indispensabile che in famiglia ci sia una vera e propria comunicazione nella fede, attuata non solo nel dialogo esplicito sui temi della fede, ma anche e soprattutto vivendo secondo il Vangelo sia le scelte più semplici di ogni giornata, sia quelle legate ad alcuni particolari avvenimenti della stessa vita familiare.
Condividano l'importanza e ritrovino la semplicità di alcuni segni visibili da mettere in risalto nella casa (dal crocifisso a un quadro religioso, dal libro della sacra Scrittura al segno che ricorda il battesimo...) e di alcuni gesti concreti da vivere con gioiosa e intelligente fedeltà (dal segno di croce, alla preghiera prima e dopo i pasti, ad alcune espressioni di attenzione, di carità, di aiuto e di festa che le varie tradizioni locali e familiari sanno indicare e suggerire...).
Formino «i figli alla vita, in modo che ciascuno adempia in pienezza il suo compito secondo la vocazione ricevuta da Dio» . Consapevoli della fondamentale responsabilità della famiglia in proposito , attraverso l'ascolto della parola di Dio, la vita di preghiera, l'esercizio della carità, una condotta vigile e sobria, una generosa partecipazione alla vita ecclesiale, i genitori creino le premesse per scelte vocazionali mature e responsabili. Non ostacolino, ma rispettino, condividano e accompagnino con trepida e fiduciosa gioia il cammino di quei figli che intendessero verificare e seguire una vocazione al sacerdozio, alla consacrazione religiosa o secolare, o alla vita missionaria.

Dimensione missionaria

Poiché l'universalità e la missionarietà costituiscono l'orizzonte e il dinamismo propri di ogni evangelizzazione, «anche la fede e la missione evangelizzatrice della famiglia cristiana posseggono questo respiro missionario cattolico. Il sacramento del matrimonio, che riprende e ripropone il compito, radicato nel battesimo e nella cresima, di difendere e diffondere la fede, costituisce i coniugi e i genitori cristiani testimoni di Cristo “fino agli estremi confini della terra”, veri e propri “missionari” dell'amore e della vita» .
Diversi sono gli ambiti in cui può essere vissuto questo intrinseco dinamismo missionario: all'interno stesso della propria famiglia, in particolare quando qualche suo membro non ha la fede o non vive in coerenza con essa; verso altre famiglie in formazione o già formate, siano coerenti o no con la fede e con il sacramento del matrimonio; mediante qualche forma di impegno diretto in luoghi di missione.
In particolare, le famiglie cristiane sappiano riconoscere che il campo più immediato e connaturale nel quale si compie la loro opera evangelizzatrice sono le altre coppie e famiglie . Di conseguenza, secondo le loro possibilità e capacità, si rendano disponibili per la preparazione dei fidanzati al matrimonio, l'animazione dei gruppi familiari, la catechesi familiare e parrocchiale soprattutto degli adulti, la vicinanza alle coppie e alle famiglie in difficoltà.
Le stesse famiglie cristiane si lascino interrogare seriamente sulla possibilità di qualche forma più diretta di presenza, almeno per un certo periodo di tempo, nelle terre di missione ad annunciare il Vangelo, servendo l'uomo con l'amore di Gesù Cristo .
I genitori educhino i figli al servizio degli altri, alla mondialità e all'accoglienza di persone di altre razze e culture. In questa linea le famiglie sappiano essere segno profetico di una nuova società mondiale, attraverso uno stile di vita sobrio ed improntato a modelli di consumo rispettosi della dignità di ogni uomo.
I genitori formino nei figli un'autentica coscienza missionaria, favorendo in ciascuno di essi la convinzione che l'annuncio e la testimonianza del Vangelo è frutto e garanzia della sua vera accoglienza, e coltivino tra di essi le vocazioni missionarie.

Il compito sacerdotale della famiglia

Poiché «la Chiesa, comunità credente ed evangelizzante, è anche popolo sacerdotale», la partecipazione della famiglia alla sua vita e alla sua missione comporta anche l'offerta della propria esistenza e la preghiera. «E' questo il compito sacerdotale che la famiglia cristiana può e deve esercitare in intima comunione con tutta la Chiesa, attraverso le realtà quotidiane della vita coniugale e familiare: in tal modo la famiglia cristiana è chiamata a santificarsi ed a santificare la comunità ecclesiale e il mondo» .

Fondamento sacramentale

Interiormente plasmati e continuamente vivificati e corroborati dall'Eucaristia e dalla fedele e attiva partecipazione ad essa, come pure profondamente rinnovati dal sacramento della penitenza che ricostruisce e perfeziona l'alleanza coniugale e la comunione familiare , i coniugi e i genitori cristiani ricevono dal sacramento del matrimonio la grazia e il compito di trasformare tutta la loro vita in  un continuo “sacrificio spirituale a Dio gradito” (1Pt 2,5) .
E' necessario, quindi, che ogni coppia e ogni famiglia cristiana riscopra nel sacramento del matrimonio, che la costituisce e la fonda, la sua nativa e insopprimibile vocazione alla santità: «una vocazione che si esprime e si attua non al di fuori della vita coniugale, bensì all'interno delle molteplici realtà e dei vari doveri del matrimonio» .

Preghiera in famiglia

Espressione privilegiata e irrinunciabile del compito sacerdotale della famiglia cristiana è la preghiera, quale dialogo orante col Padre per Gesù Cristo nello Spirito santo. Si tratta di una «preghiera fatta in comune, marito e moglie insieme, genitori e figli insieme», e di una preghiera che «ha come contenuto originale la stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse circostanze viene interpretata come vocazione di Dio e attuata come risposta filiale al suo appello» .
Tale preghiera in famiglia è intrinseca esigenza che scaturisce dalla natura della famiglia stessa quale “Chiesa domestica”; è impegno derivante dal sacramento del matrimonio, che chiama i coniugi a esercitare il loro sacerdozio battesimale anche attraverso la celebrazione della liturgia familiare della preghiera e l'educazione dei figli a parteciparvi consapevolmente e liberamente con devozione; è espressione e alimento di quell'intima comunione di vita e di amore che definisce l'alleanza coniugale e informa e anima la comunità familiare. La preghiera familiare, inoltre, è aiuto e forza perché ciascuno, secondo la propria vocazione, possa sviluppare le intrinseche virtualità di grazia e le radicali esigenze di crescita che gli sono affidate; è, infine, invito e sprone continuo per ogni famiglia all'impegno nelle diverse forme di evangelizzazione e di promozione umana.
Preparatisi fin dal tempo del fidanzamento, gli sposi cristiani si impegnino a vivere qualche momento di preghiera comune. Non aspettino per questo la nascita e la crescita dei figli, ma fin dal primo giorno della loro vita a due comincino a pregare anche insieme, e così i figli man mano che crescono si uniranno con naturalezza e spontaneità alla loro preghiera, trasformandola da preghiera coniugale in preghiera familiare.
In forza della loro dignità e missione, i genitori cristiani assumano e vivano con gioia la loro responsabilità di educare i figli alla preghiera. A tal fine coltivino nelle loro case quegli atteggiamenti di ammirazione, stupore, lode, ringraziamento, supplica, intercessione, ascolto, richiesta di perdono e offerta, che sono alla base di ogni preghiera. Sappiano creare in seno alla famiglia un'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso il prossimo, promuovano l'ascolto docile della Parola di Dio e la capacità di discernere la voce dello Spirito anche attraverso un'attenta lettura dei segni dei tempi, così da aiutare i figli a rimanere aperti alla volontà del Padre e ad accogliere i suoi doni e la sua chiamata. Insegnino ai figli non solo la preghiera che si esprime nelle formule consacrate dall'approvazione della Chiesa e dalla tradizione, ma anche quella libera da formule, come il cuore la detta nelle diverse circostanze; soprattutto insegnino a pregare con l'esempio. Non si deve, infatti, dimenticare che «elemento fondamentale e insostituibile dell'educazione alla preghiera è l'esempio concreto, la testimonianza viva dei genitori: solo pregando insieme con i figli, il padre e la madre, mentre portano a compimento il proprio sacerdozio regale, scendono in profondità nel cuore dei figli, lasciando tracce che i successivi eventi della vita non riusciranno a cancellare» .

Forme diverse di preghiera

Oltre all'osservanza amorosa e fedele, se possibile lodevolmente praticata insieme dall'intera comunità familiare, del precetto della Chiesa che chiama a partecipare all'Eucaristia domenicale e festiva facendo memoria della Pasqua del Signore, ogni famiglia sappia riscoprire e valorizzare anche altre forme di preghiera, destinate a preparare e a continuare in famiglia la liturgia celebrata nella comunità ecclesiale. Tra l'altro, ad esempio, tutti i membri della famiglia leggano nella fede, ascoltino nel silenzio la parola di Dio, specialmente le pagine del Vangelo, e ad essa siano docilmente attenti nell'amore. Distinguano il venerdì, giorno memoriale della morte del Signore, con gesti di preghiera e di penitenza compiuti e ravvivati secondo lo spirito e la lettera delle prescrizioni ecclesiali. Accordino particolare valore al ritmo quotidiano della preghiera mattutina e serale e di quella intorno alla mensa. In occasione di particolari avvenimenti lieti o tristi della vita familiare, sappiano sostare più lungamente per una riflessione, una lode, una supplica, un'invocazione. Tra le forme di devozione mariana, riscoprano e valorizzino il rosario e lo facciano diventare espressione frequente e gradita di preghiera contemplativa.
Le coppie e le famiglie più disponibili siano guidate ed educate a distinguere certi giorni o certi periodi della loro vita familiare ricorrendo alla Liturgia delle Ore, almeno per qualche sua parte, secondo le possibilità aperte dalle direttive del Concilio.
Poiché la preghiera domestica non chiude ma, al contrario, apre a una più vasta preghiera comunitaria, gli sposi cristiani e le loro famiglie partecipino volentieri a momenti di preghiera e di celebrazione proposti e realizzati nei gruppi, nella comunità parrocchiale, nelle diverse espressioni della Chiesa locale. Quando possibile, colgano l'opportunità di una visita e di una sosta in qualche monastero di clausura, per favorire anche così il recupero della dimensione contemplativa dell'esistenza. In particolare gli sposi, di quando in quando, accolgano volentieri la proposta di qualche “momento forte” di preghiera, quale una giornata di ritiro spirituale o di un corso di esercizi spirituali.
Per parte sua, la comunità cristiana proponga senza sosta e incoraggi la preghiera familiare e la favorisca anche con opportuni sussidi, adatti alla cultura e alla sensibilità degli uomini di oggi . Nella medesima linea, le case e gli istituti religiosi mettano cordialmente a disposizione persone e strutture per momenti di forte esperienza spirituale anche a beneficio degli sposi e delle famiglie.

La famiglia a servizio dell'uomo

La partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa non è completa se non fiorisce e fruttifica nella carità. Secondo il dinamismo tipico di ogni esistenza cristiana animata dalla legge personale dello Spirito santo, in continuità con il battesimo e in virtù del sacramento del matrimonio, anche la coppia e la famiglia cristiane trovano nello Spirito di Gesù la loro guida e la loro norma. L'amore purificato e salvato dei coniugi cristiani, infatti, è frutto dello Spirito che agisce nel cuore dei credenti e lo stesso amore appare come il comandamento fondamentale rivolto alla loro libertà personale.
Di conseguenza, la famiglia cristiana viene «animata e guidata con la legge nuova dello Spirito ed in intima comunione con la Chiesa, popolo regale, è chiamata a vivere il suo “servizio” d'amore a Dio e ai fratelli» .

Famiglia, annuncio e testimonianza della carità

Poiché l'alleanza coniugale nasce dall'amore di Dio per l'umanità e di Gesù Cristo per la Chiesa e ne è ripresentazione sacramentale, come tali, il matrimonio e la famiglia sono annuncio della carità di Dio. Da questa stessa carità si lasciano plasmare e guidare, così da realizzarla e testimoniarla nella vita di ogni giorno attraverso un'esistenza condotta secondo la logica e le esigenze del comandamento nuovo dell'amore, in uno stile di sobrietà, giustizia e povertà.
In forza di tutto questo, la famiglia cristiana «è il primo luogo in cui l'annuncio del vangelo della carità può essere da tutti vissuto e verificato in maniera semplice e spontanea» nel rapporto tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra giovani e an¬ziani.
Come già negli altri ambiti della partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa, anche nella condivisione della potestà regale di Cristo comunicata alla sua Chiesa, la modalità e i contenuti del servizio all'uomo da parte della famiglia sono innanzitutto quelli propri e originali dell'esperienza coniugale e familiare, quali: il rapporto di reciproca carità tra l'uomo e la donna, la fedeltà coniugale, la paternità e maternità responsabili e generose, l'educazione delle nuove generazioni, l'accoglienza degli anziani, l'impegno di aiuto verso altre famiglie in difficoltà.
Per essere, quindi, segno e strumento dell'amore di Dio e realizzare un autentico servizio all'uomo, ogni famiglia si impegni quotidianamente a vivere l'amore al suo interno, così da promuovere una vera comunità di persone tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra parenti e familiari.
I genitori vivano con generosità e responsabilità il loro servizio alla vita, sia trasmettendo la vita e riconoscendo nei «figli il preziosissimo dono del matrimonio» , sia assumendosi e vivendo fino in fondo il loro compito educativo.
Le coppie e le famiglie cristiane si educhino a vivere forme quotidiane di solidarietà e vicinanza verso altre famiglie in difficoltà materiale o spirituale. Illuminate dalla carità, «in ciascuno, soprattutto nel povero, debole, sofferente e ingiustamente trattato», sappiano «scoprire il volto di Cristo e un fratello da amare e da servire» ; lasciandosi guidare dal realismo tenace della carità, si aprano anche a forme più dirette e precise di impegno sociale e politico.
I coniugi siano premurosi nell'ospitalità (cf Rom 12,13), riconoscendo in essa una forma eminente della loro missione ecclesiale: aprano, perciò, le porte della propria casa e, ancor più, del proprio cuore alle necessità dei fratelli e attuino forme concrete di accoglienza ai minori, alle persone in difficoltà e ad altre famiglie, fino a trovare il modo di assicurare ad ogni famiglia la sua casa, come ambiente naturale che la conserva e la fa crescere .

Adozione e affidamento

Modalità particolari attraverso le quali la famiglia, nell'ottica specifica e propria dell'amore e della vita, può realizzare il servizio all'uomo sono l'affidamento e l'adozione di quei figli che sono privati dei genitori o da essi abbandonati.
Le famiglie sperimentino l'adozione e l'affidamento come «segni di carità operosa e di annuncio vissuto della paternità di Dio» , li riconoscano e li vivano come una forma di “fecondità spirituale”, che nasce dalla «disponibilità ad accogliere e ad aiutare anche i figli degli altri, nella consapevolezza che tutti sono figli di Dio, unico e universale Padre», e che mira ad offrire il calore affettivo di una famiglia a chi ne è rimasto privo definitivamente o temporaneamente . A tale riguardo, sappiano prepararsi e educarsi a vivere secondo le specifiche diverse attitudini richieste dalla scelta dell'adozione o dell'affidamento.

Famiglia e anziani

L'attuale situazione sociale nel nostro mondo occidentale, con il progressivo invecchiamento della popolazione e il naturale susseguirsi delle generazioni, sollecita con urgenza le famiglie a vivere il loro servizio all'uomo anche mediante l'accoglienza, l'attenzione, la vicinanza agli anziani. La loro presenza in famiglia, oggi resa spesso difficile anche da motivi di abitazione, è di fondamentale importanza per rendere viva e reale la comunità familiare, nell'accoglienza e nella condivisione delle varie età della vita, in un clima di interscambio e di arricchente comunicazione.
Ogni famiglia, perciò, sappia riconoscere e accogliere il dono della sapienza maturata nel cuore degli anziani nei lunghi anni della loro esistenza. Si adoperi perché l'anziano, nei limiti del possibile, possa trascorrere gli anni della sua vecchiaia nell'ambito naturale della famiglia, circondato dalla stima e dall'affetto dei suoi; qualora si rendesse necessario qualche tipo di ricovero, esamini innanzitutto l'opportunità di forme di assistenza medico-sociale di tipo “aperto”; nel caso in cui il ricovero a tempo pieno si imponesse, continui ad assicurare il suo compito assistenziale affettivo, che certo non può essere delegato all'istituto e al suo personale. In ogni caso, le famiglie si facciano promotrici di una sorta di “nuovo patto sociale” tra generazioni, in modo tale che i genitori anziani, giunti al termine del loro cammino, possano trovare nei figli quell'accoglienza e quella solidarietà che essi hanno vissuto nei confronti dei figli quando questi si sono affacciati alla vita: è quanto richiesto anche dal comando divino di onorare il padre e la madre (Es 20,12; Lev 19,3), che riguarda innanzitutto i rapporti tra figli adulti e genitori anziani o malati.

LA PARTECIPAZIONE ALLO SVILUPPO DELLA SOCIETÀ

Fondamento della partecipazione

Oltre che alla vita e alla missione della Chiesa, la famiglia è chiamata a partecipare anche alla vita della società e al suo sviluppo; in forza della sua natura, infatti, possiede un compito sociale nativo originale, insostituibile e inalienabile.
Alla radice dei vincoli vitali e organici che intercorrono tra la famiglia e la società, si pone lo stesso atto creatore di Dio, che «ha costituito il matrimonio quale principio e fondamento dell'umana società» e ha impresso così in ogni famiglia la «missione di essere la prima e vitale cellula della società» .
Come tale, la famiglia è veramente il fondamento della società.
Lo è in quanto «culla della vita e dell'amore, nella quale l'uomo “nasce” e “cresce”» : mediante la generazione, nella famiglia nasce l'uomo e alla società viene fatto il dono di una nuova persona, frutto e segno, a sua volta, della reciproca totale donazione dei coniugi; nella famiglia, mediante l'educazione, cresce l'uomo quale persona, chiamata dall'intimo di sé alla comunione con gli altri e alla donazione agli altri.
Lo è in quanto «luogo primario della “umanizzazione” della persona e della società» . Nella famiglia, infatti, è riconosciuta la verità della persona come “essere in relazione”; dalla famiglia è dato il giusto rapporto tra il singolo e la società, in quanto essa garantisce e promuove la persona come inscindibile unità di valori individuali irrepetibili e di apertura agli altri. La famiglia contesta e supera così «ogni forma di individualismo o di collettivismo [che] finirebbe per minare nel profondo l'esistenza stessa della famiglia umana e cristiana e ne svuoterebbe il ruolo nella convivenza civile»  e che minaccia di modificare la verità e la ricchezza della persona. In tal modo, la famiglia pone le basi per una convivenza sociale informata e guidata da autentici valori personalistici.
Per la famiglia cristiana, inoltre, la partecipazione alla vita della società affonda le sue radici nella stessa grazia del sacramento del matrimonio, il quale, assumendo pienamente la realtà umana dell'amore coniugale, «abilita e impegna i coniugi e i genitori cristiani a vivere la loro vocazione di laici, e pertanto a “cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio”» . Di conseguenza, il compito sociale e politico della famiglia cristiana «rientra in quella missione regale o di servizio, alla quale gli sposi cristiani partecipano in forza del sacramento del matrimonio, ricevendo ad un tempo un comandamento al quale non possono sottrarsi ed una grazia che li sostiene e li stimola» .
Anche la categoria di “Chiesa domestica” fonda e spiega la cooperazione della famiglia cristiana allo sviluppo della società. Essa, infatti, in analogia con la Chiesa e partecipando alla sua missione, è posta nel mondo e nella storia per l'edificazione di una vera civiltà dell'amore .

Coscienza della propria dimensione sociale

Alla luce di queste considerazioni, nell'azione pastorale è urgente aiutare ed educare le coppie di sposi e le famiglie sia a crescere nella coscienza della loro nativa dimensione sociale e del loro ruolo originale nella società, sia a dare il loro contributo per il bene della società e a partecipare democraticamente al laborioso processo della sua evoluzione .
Ogni famiglia, per parte sua, consapevole del suo «diritto di esercitare la sua funzione sociale e politica nella costruzione della società» , si impegni ad essere protagonista attiva e responsabile della vita sociale.

L'amore

I contenuti specifici e le modalità fondamentali dell'azione sociale della famiglia sono connessi con l'amore, la procreazione e l'educazione, quali realtà proprie originarie e in qualche modo esclusive della famiglia e ad essa connaturali.
L'amore, essenziale per la definizione del matrimonio e della famiglia, è la prima realtà attraverso la quale la famiglia offre il suo contributo alla società e al suo sviluppo. Proprio l'amore, infatti, permette il pieno riconoscimento e rispetto di ogni uomo e di ogni donna e della loro dignità; esso, quindi, rende possibile e suscita una reale comunione di persone, fondamento e verità ultima dell'intera società, germe e garanzia di una convivenza pacifica.
Perché fondati sull'amore e guidati dall'amore, i rapporti familiari sono vissuti all'insegna della gratuità, la quale «rispettando e favorendo in tutti e in ciascuno la dignità personale come unico titolo di valore, diventa accoglienza cordiale, incontro e dialogo, disponibilità disinteressata, servizio generoso, solidarietà profonda» . La famiglia diventa così «prima e insostituibile scuola di socialità, esempio e stimolo per i più ampi rapporti comunitari all'insegna del rispetto, della giustizia, del dialogo, dell'amore» .
Le famiglie, perciò, affinché possano vivere la loro soggettività sociale:

- rinnovino, anzitutto, la coscienza delle energie native che possiedono e che ancora oggi sono in grado di sprigionare per l'edificazione di una convivenza sociale dove l'uomo, strappato dall'anonimato e riconosciuto nella sua irripetibilità personale, possa offrire il suo contributo per un mondo fondato sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà e sulla solidarietà;

- si impegnino a realizzare al loro interno «un'esperienza quotidiana di autentico amore, come richiamo e stimolo ai valori dell'incontro interpersonale e del dono gratuito di se stesso offerti ad una società, prigioniera del mito del benessere e dell'efficienza» .

Oggi soprattutto, in una società nella quale vanno diffondendosi sempre più modelli familiari diversificati, talvolta contraddittori e spesso inaccettabili e riduttivi, le famiglie assumano senza reticenze la responsabilità di testimoniare la verità dell'amore coniugale e familiare secondo tutte le sue dimensioni, certe che questo è di indubbio giovamento per tutta la vita sociale. Propongano e vivano, quindi, una concezione e una forma di famiglia il cui fondamento sta nel matrimonio, quale unione stabile e fedele di un uomo e di una donna, radicata nell'amore coniugale con tutte le sue peculiari note ed esigenze, pubblicamente manifestata e riconosciuta.

La procreazione

Frutto e segno dell'amore coniugale, primo e specifico modo di servizio alla vita, la procreazione è condizione irrinunciabile e fattore primario di sussistenza e di sviluppo della società.
Già da un punto di vista quantitativo, con la nascita di nuovi figli si accresce la famiglia umana e viene garantito il futuro della società.
Ma ancora più profondamente, in quanto donazione di vita, la procreazione esprime e alimenta le dimensioni propriamente umane e umanizzanti della società, che è tale perché basata sul riconoscimento e sul rispetto di ogni uomo e del suo valore e perché animata dal criterio del dono di sé e dalla solidarietà.
Non è, quindi, una generica “trasmissione della vita”, ma è la generazione vissuta in modo autenticamente umano a far crescere la società.
Quale unico luogo nel quale la generazione di un figlio può essere vissuta come dono di amore - frutto sì della reciproca donazione degli sposi, ma anche dono gratuitamente offerto a loro stessi  e all'intera comunità -, la famiglia offre il suo indispensabile contributo alla vita della società.
Ogni famiglia, perciò, ritorni ad essere «il santuario della vita,... il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un'autentica crescita umana».
A questo scopo, pur tra le diverse difficoltà che possono incontrare, gli sposi e i genitori invochino il figlio come un dono, lo accolgano come colui che interpella la loro libertà, lo riconoscano e lo servano con amore e dedizione quotidiani; così il gesto della generazione diventerà anche realtà emblematica di tutto un modo di concepire la vita, la libertà, i rapporti interpersonali.
Nel vivere la paternità e la maternità responsabile, gli sposi siano attenti anche alla sua intrinseca valenza sociale.
A tale proposito, diffondano una corretta interpretazione della procreazione responsabile, rifiutandosi di intenderla solo come “controllo” o addirittura “limitazione” o “esclusione” delle nascite; ricordino e testimonino concretamente che «in rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, pre¬sa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente o anche a tempo indeterminato una nuova nascita» .
Con le convinzioni della ragione e della fede, senza iattanza ma anche senza pavidità, gli sposi si oppongano ad una cultura diffusa e potentemente organizzata che - inducendo l'uomo a ritenersi e a comportarsi come arbitro insindacabile di se stesso e degli altri, e propugnando un falso concetto di libertà e di autodeterminazione - giustifica anche l'aborto e lo presenta come un diritto, mentre, in verità, oltre ad essere un abominevole delitto , è principio dissolutore della libertà e di una giusta, democratica e pacifica convivenza sociale .
Lo stesso rifiuto della contraccezione e il ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità costituiscano un'occasione e una modalità per impostare i rapporti sul rispetto e sulla totale accoglienza reciproci, quali premesse indispensabili per una vera umanizzazione della società.
Attraverso tutte le vie democratiche, gli sposi chiedano e propongano alla società e alle istituzioni di creare e curare le condizioni sociali, economiche e politiche perché sia favorita la procreazione e i diversi interventi della scienza e della bioingegneria siano sempre rispettosi della dignità della persona.
Di fronte ad ogni interferenza di pubbliche autorità o di organizzazioni private, come pure di fronte alle pressioni della cultura dominante e di diversi mass media, difendano gelosamente «il loro inalienabile diritto di decidersi circa l'intervallo tra le nascite e il numero dei figli da procreare, tenendo pienamente in considerazione i loro doveri verso se stessi, verso i figli già nati, la famiglia e la società, in una giusta gerarchia di valori e in conformità all'ordine morale oggettivo» .
Pur consapevoli, infine, di alcune possibilità aperte dalle nuove tecnologie riproduttive, nell'atto e nel momento stesso in cui trasmettono la vita ad una persona umana, evitando il ricorso ad ogni forma di fecondazione artificiale, i genitori rispettino in loro stessi e nel figlio che intendono generare l'integrale dignità della persona umana . Così facendo, potranno salvaguardare le dimensioni più propriamente “umane” della società e offriranno il loro contributo per premunirla dal rischio di indebite tecnologizzazioni, spesso succubi di discutibili interessi economici e politici.

L'opera educativa

Poiché «la fecondità dell'amore coniugale non si riduce alla sola procreazione dei figli, na deve estendersi alla loro educazione morale e alla loro formazione spirituale» , l'opera educativa, strettamente connessa con la generazione e quale suo naturale compimento, è destinata a formare l'uomo nella pienezza della sua dignità personale e, quindi, anche della sua nativa dimensione sociale: «generando nell'amore e per amore una nuova persona, che in sé ha la vocazione alla crescita ed allo sviluppo, i genitori si assumono perciò stesso il compito di aiutarla efficacemente a vivere una vita pienamente umana» .
Se educare è per i genitori un diritto-dovere essenziale, originale e primario, insostituibile e inalienabile , lo è perché frutto dell'amore paterno e materno, che proprio nel compito educativo trova la sua piena realizzazione. In tale ottica, «l'amore dei genitori da sorgente diventa anima e pertanto norma, che ispira e guida tutta l'azione educativa concreta, arricchendola di quei valori di dolcezza, costanza, bontà, servizio, disinteresse, spirito di sacrificio, che sono il più prezioso frutto dell'amore».
Mediante l'educazione dei figli, i genitori contribuiscono, così, al bene comune della società , vivono in modo evidente la loro responsabile partecipazione alla vita sociale e fanno della famiglia «la prima scuola di virtù sociali, di cui hanno bisogno tutte le società» .
Ogni educazione, infatti, per sua natura, ha come primo scopo quello di far crescere nella libertà e nella responsabilità, premesse indispensabili perché gli uomini possano assumere i loro compiti nella società.
Educare, inoltre, significa comunicare alcuni valori fondamentali - quali una giusta libertà di fronte ai beni materiali, il rispetto dell'altro, il senso della giustizia, l'accoglienza cordiale, il dialogo, la disponibilità disinteressata, il servizio generoso, la solidarietà profonda  - che soli possono concorrere a far crescere uomini veri, giusti, generosi, forti e buoni, i quali costituiscono il tesoro più prezioso e la garanzia più autentica di ogni società.
Con il clima che in essa si respira quotidianamente, nelle gioie e nelle difficoltà, la vita di famiglia «rappresenta la più concreta ed efficace pedagogia per l'inserimento attivo, responsabile e fecondo dei figli nel più ampio orizzonte della società» .
Non va, però, dimenticato che la famiglia, pur essendo la prima, non è l'unica né l'esclusiva comunità educante: «la stessa dimensione comunitaria, civile ed ecclesiale, dell'uomo esige e conduce ad un'opera più ampia e articolata, che sia il frutto della collaborazione ordinata delle diverse forze educative» . Sarà proprio questa doverosa collaborazione, innanzitutto con la realtà scolastica, a rendere ancora più puntuale e preziosa la valenza sociale dell'opera educativa della famiglia.
Occorre che i genitori prendano coscienza sempre più chiara e stimolante della loro responsabilità e della loro missione. Di fronte alle fatiche, alle difficoltà, alle paure, alle incertezze e alle complessità che l'azione educativa comporta, non si adagino nella rassegnazione e non abdichino ai loro doveri.
Piuttosto rinnovino la consapevolezza dell'importanza e della essenzialità del loro apporto e, adeguatamente sorretti e sostenuti, vivano con fiducia il loro compito educativo, convinti di essere protagonisti dell'edificazione di una società più giusta e più umana.
Affinché, attraverso la loro azione educativa, la famiglia possa essere una scuola di umanità e di socialità più completa e più ricca, i genitori operino congiuntamente, nella convinzione che «il ruolo paterno e il ruolo materno, lo spirito di paternità e quello di maternità, sono ugualmente necessari» nell'educazione dei figli .
Pur lasciandosi sempre guidare dall'amore e dalla volontà di far sperimentare ai figli di essere amati, non rinuncino all'esercizio rispettoso, fermo e fiducioso dell'autorità, vissuta come servizio di amore, animata dall'autorevolezza, frutto della sapienza dell'animo, praticata col metodo del dialogo e resa credibile dalla testimonianza dell'esempio .
Con fiducia e con coraggio, con la parola e con l'esempio, nella ferialità quotidiana come nelle occasioni straordinarie, formino i figli ai valori essenziali della vita, ad una solidarietà vissuta concretamente e al bene della pace: insegnino loro che alcuni valori non hanno prezzo; che bisogna sentire come proprio il dramma della povertà e dell'ingiustizia vissuta da tanta parte dell'umanità; che occorre saper rinunciare a qualcosa di proprio per aiutare chi è nel bisogno .
Con la stessa fiducia e il medesimo coraggio, promuovano anche un'esplicita educazione sociale: nell'ambito stesso della famiglia, perciò, i giovani siano «educati all'incontro e al colloquio con gli altri, partendo dalle più piccole comunità di caseggiato, o di quartiere, o di scuola, sino alla più vasta comunità amministrativa e politica»  e vengano formati alla legalità e alla partecipazione.
I genitori, infine, «non cedano a nessuno i loro compiti educativi, ma li sappiano esercitare con senso di responsabilità collaborando con gli organismi civili ed ecclesiali che possono aiutarli nell'opera educativa» . A tale proposito, se è necessario che, da parte della società civile e della comunità ecclesiale, venga riconosciuto e sostenuto il diritto primario dei genitori a educare i figli e a scegliere liberamente secondo le proprie convinzioni la scuola più adatta per loro , è altrettanto necessario che i genitori accolgano le proposte e le iniziative volte ad accompagnare e sostenere il loro cammino educativo.

Forme di solidarietà

La testimonianza della vita familiare, con le sue specifiche espressioni connesse con l'amore, la procreazione e l'educazione, pur essendo insostituibile, se rimane chiusa in se stessa, non è sufficiente per la promozione umana della società . Le famiglie, sia singole che associate, possono e devono vivere il loro protagonismo anche con interventi espliciti e diretti nell'ambiente sociale e mediante molteplici opere di servizio ed espressioni di solidarietà e di condivisione, fino ad assumere forme propriamente politiche di partecipazione democratica alla vita della società.
La solidarietà appartiene alla famiglia come dato nativo, costitutivo e strutturale proprio perché è famiglia e, quindi, realtà originariamente fondata e continuamente animata dalla solidarietà e dall'amore. In forza di questa sua condizione ontologica, la famiglia, oltre a sperimentare la solidarietà al suo interno, può e deve generare solidarietà anche intorno a sé, nella complessità della vita sociale, contribuendo così all'edificazione della pace.
E' una solidarietà che si esprime, innanzitutto, nell'attenzione vigile e cordiale al quotidiano, nelle azioni piccole e umili di ogni giornata, attraverso le quali si rivela e si concretizza l'amore per gli altri.
Da essa fioriscono forme molteplici di servizio verso altre famiglie, specialmente a vantaggio dei poveri, degli orfani, delle persone handicappate, dei malati, degli anziani, di chi è nel lutto, di quanti sono nel dubbio, nella solitudine o nell'abbandono e di chi è obiettivamente responsabile di situazioni di disagio o di devianza. Tutte queste forme di attenzione e solidarietà, anche se difficilmente codificabili, sono realmente in grado di applicare e riproporre nelle situazioni attuali le classiche opere di misericordia corporale e spirituale e di rendere possibile quell'ospitalità raccomandata dall'Apostolo (cf Rom 12,13) e che ben si addice alla realtà della famiglia.
Nello stesso tempo, la solidarietà si manifesti anche nel “farsi voce” di ogni situazione di disagio presso le istituzioni, perché esse se ne facciano carico secondo le loro specifiche finalità.

Forme di intervento sociale e politico

Intesa come «determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune» , la solidarietà chiede di attuarsi anche attraverso l'assunzione di forme dirette di partecipazione politica. Le famiglie, in quanto generate dalla solidarietà e generatrici di solidarietà, sono chiamate a esprimere il loro compito sociale «anche in forma di intervento politico: le famiglie, cioè, devono per prime adoperarsi affinché le leggi e le istituzioni dello stato non solo non offendano, ma sostengano e difendano positivamente i diritti e i doveri della famiglia. In tal senso le famiglie devono crescere nella coscienza di essere “protagoniste” della cosiddetta “politica familiare” e assumersi la responsabilità di trasformare la società: diversamente le famiglie saranno le prime vittime di quei mali, che si sono limitate ad osservare con indifferenza».
Come è giusto che le coppie e le famiglie esigano dalla società e dall'autorità il rispetto e la promozione dei loro diritti, così è doveroso che le coppie e le famiglie diventino sempre più protagoniste attive e responsabili di politiche sociali e familiari, con le quali la famiglia, fondata sul matrimonio, possa essere realmente rispettata e promossa come unità sociale di base .
Di grande importanza sono, a tale riguardo, varie forme di associazioni familiari: oltre ad esprimere a loro modo la dimensione della solidarietà, si presentano come «una necessità storica per le famiglie stesse che vogliano possedere una adeguata forza rivendicativa dei loro doveri e diritti, di fronte ai molti continui tentativi che le strutture pubbliche vanno facendo per ridurre o rifiutare quella presenza nel sociale che compete di diritto alle famiglie come tali» .
Grazie a queste forme associative si potranno promuovere e sostenere più adeguatamente autentiche politiche familiari. Perché ciò si realizzi, occorre che le istituzioni civili e lo Stato riconoscano la priorità della famiglia su ogni altra comunità e sulla stessa realtà statuale, applichino il principio di sussidiarietà, considerino la famiglia come gruppo sociale di base e non solo come un insieme di singole persone, riconoscano la cittadinanza della famiglia e la sua soggettività in quanto tale, senza limitarsi a provvedere con assistenze rivolte quasi soltanto alle famiglie più deboli, povere o emarginate.
Gli sposi cristiani e le famiglie si assumano la loro parte di responsabilità nel rendere più umana la convivenza sociale . Riflettano e si interroghino, perciò, sulla possibilità di un loro impegno diretto nei confronti delle persone seria¬mente in difficoltà (drogati, malati di AIDS, minori abbandonati o in difficoltà, handicappati, anziani...) o di qualche forma di accoglienza, di ospitalità o di volontariato anche internazionale.
In questo contesto «è urgente risvegliare la coscienza delle coppie e delle famiglie cristiane riguardo all'importanza di un loro contributo propriamente politico al bene della società» . E' pure necessario che ogni famiglia verifichi la possibilità di una sua eventuale partecipazione più diretta alla promozione e alla gestione della politica familiare.
Infine, con vivo senso del bene comune e allo scopo di promuovere e sostenere adeguati interventi sociali e politici, le famiglie diano vita ad appositi organismi previsti dalle leggi italiane e in diversi livelli istituzionali, dai comuni alle regioni. Le coppie e le famiglie cristiane si impegnino attivamente in tali organismi e in ogni altra associazione, specie se di ispirazione cristiana; ma, nel rispetto di un legittimo pluralismo, non tralascino di collaborare anche con altri organismi e  associazioni analoghi veramente indirizzati al bene comune e alla difesa e valorizzazione della famiglia .

La scuola

Molteplici sono gli ambiti nei quali il protagonismo sociale della famiglia è chiamato ad esprimersi: dalla scuola al lavoro, allo sport e al tempo libero; dai servizi sociali alla sanità, al volontariato; dalle comunicazioni sociali all'economia, alla politica. Alcuni di essi si presentano particolarmente urgenti e significativi e meritano, perciò, una sottolineatura particolare.
Senza dubbio, la scuola esercita un influsso spesso determinante per il futuro dei figli. Il fondamentale diritto-dovere dei genitori all'educazione dei figli esige non solo che essi siano liberi nello scegliere la scuola in conformità con le loro convinzioni , ma anche che, evitando ogni delega incondizionata e irresponsabile, si impegnino a fondo per una presenza attiva nella scuola .
Anche attraverso l'impegno negli organi collegiali, la loro sia una presenza vigile, critica, intelligente e propositiva, fatta di partecipazione alla programmazione e alla conduzione della scuola, attenta a verificare la cultura e i valori ai quali la scuola si ispira, disposta a confrontarsi e a collaborare con gli insegnanti, meglio se attuata in forma associata .

Il mondo del lavoro

In riferimento al mondo del lavoro, la famiglia, da sola e tramite opportune mediazioni associative, non deve solo adoperarsi perché vengano rispettati i suoi diritti circa l'organizzazione del lavoro, la sua remunerazione e il riconoscimento e il rispetto del lavoro in casa della madre , ma deve chiedere sia misure di politica familiare che favoriscano la conciliazione del lavoro professionale con la cura della famiglia, sia disposizioni di legge riguardanti reddito e fiscalità equi nei confronti delle famiglie con figli a carico.
Sempre in questo ambito, la famiglia può e deve svolgere un ruolo prezioso e, per molti versi, insostituibile. Oltre all'apporto positivo anche in termini economici che essa sa e può offrire al complesso mondo del lavoro e al di là delle grandi risorse di solidarietà che possiede e che spesso esercitano una funzione di sostegno verso chi, al suo interno, si trova senza lavoro o è alla ricerca di una occupazione, fondamentale è il ruolo educativo che la famiglia è chiamata ad esercitare anche in ordine a ciò che riguarda il senso del lavoro e l'orientamento professionale.
Attraverso la testimonianza di un sano equilibrio tra impegno lavorativo e impegno di vita, specie familiare, ed evitando di correlare la dignità del lavoro al conseguimento di un titolo di studi superiori da parte dei figli, i genitori offrano una corretta visione del lavoro, compreso quello manuale. La famiglia porterà così il proprio contributo per superare la mentalità che vede il lavoro come realtà puramente accidentale e strumentale, estranea alla vita e alla costruzione della maturità della persona.
Nella complessiva opera educativa e mediante la quotidiana esperienza familiare dei fondamentali valori dell'esistenza, con tutta la loro carica umanizzante e socializzante, la famiglia prepari anche moralmente i suoi membri ad affrontare le prove, spesso aspre, della vita; proponga loro valori e ideali che resistano alle alterne fortune personali e sociali; li aiuti a trovare la verità di se stessi al di là del successo e della carriera; li sproni a rapportarsi agli altri e a inventare momenti di partecipazione e di solidarietà, che sono richiesti da un'esperienza lavorativa a servizio autentico dell'uomo.
L'educazione al servizio, alla capacità di sacrificio, a uno stile di vita austera e povera e alla solidarietà costituisca, infine, una premessa preziosa perché i figli possano scegliere anche tra le professioni particolarmente cariche di caratterizzazioni sociali e di vero servizio, di cui la società spesso lamenta una insufficienza a volte anche molto preoccupante.

I mass media

I mass media rappresentano oggi una realtà che attraversa e caratterizza l'intera esistenza personale e sociale di tutti e di ciascuno: sono come un'atmosfera e un ambiente nel quale si è immersi e che ci avvolge e ci penetra da ogni lato. Essi «possono esercitare un benefico influsso sulla vita e sui costumi della famiglia e sulla educazione dei figli, ma al tempo stesso nascondono anche “insidie e pericoli non trascurabili”» .
In tale situazione, «gli sposi cristiani dovranno adoperarsi con tutte le loro possibilità affinché i mezzi della comunicazione sociale contribuiscano al sano sviluppo, umano e morale, della società, della famiglia e dei giovani che ad essa si preparano».
I genitori, perciò, procurino che in famiglia, soprattutto da parte dei bambini e dei ragazzi, l'uso dei mass media sia accuratamente regolato da autentici criteri educativi .
Educhino se stessi e i figli ad esprimere giudizi sereni e oggettivi sulle diverse trasmissioni: in tal modo diventeranno più capaci di discernere tra i programmi e le proposte da scegliere e quelli da rifiutare .
Continuino a coltivare personalmente e a proporre anche ai figli occasioni di confronto e di dialogo ricco e genuino in famiglia, momenti di incontro personale con parenti e amici, spazi di contatto con la natura e di diversificata valorizzazione del tempo libero, così da essere in grado di limitare l'uso dei mass media e di sottrarsi alla loro invadenza.
Per garantire la salvaguardia dei propri diritti di ricettori dei messaggi, partecipino anche a forme di associazione degli utenti, che con intelligente e vigile fermezza sappiano esercitare un benefico influsso affinché anche i mass media siano davvero a servizio dell'uomo e della comunicazione profonda tra le persone.



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