Fidanzamento tempo di Grazia - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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FIDANZAMENTO TEMPO DI GRAZIA

Cambiamenti odierni

Non sono pochi e neppure di secondaria importanza i cambiamenti intervenuti nel modo oggi diffuso di intendere il fidanzamento: si tratta di cambiamenti che esercitano il loro influsso sia nella valutazione sia nei comportamenti.
Fino ad un recente passato, infatti, esistevano un fidanzamento ufficiale e degli “sponsali”, che caratterizzavano il tempo di avvio risoluto e pubblico verso il matrimonio, comportavano impegni morali e sociali reciproci molto seri anche se non definitivi tra i due fidanzati, coinvolgevano famiglie, amicizie e comunità e si esprimevano con gesti e parole trasmesse dalla tradizione.
Oggi molto di tutto questo è andato scomparendo e lo stesso termine “fidanzamento” appare spesso come desueto: la relazione di coppia per lo più non si orienta immediatamente al matrimonio; l'amore tra “ragazzo” e “ragazza”, anche nella prospettiva di un eventuale matrimonio, è vissuto molto spesso come un affare privato che riguarda soltanto i due interessati; il tempo del fidanzamento rischia di essere visto semplicemente come una fase di passaggio senza un suo preciso significato che non sia, tutt'al più, quello di preparare quanto è utile per sposarsi; si vanno moltiplicando le coppie che arrivano alla celebrazione delle nozze dopo diversi anni dall'inizio del loro cammino di amore.
Non mancano in tutto ciò aspetti positivi, quali una maggiore libertà di scelta, una certa autonomia dalle famiglie di origine, una più giusta parità tra uomo e donna. Nello stesso tempo, però, siamo di fronte a modificazioni connesse con la crisi dei valori del matrimonio e della famiglia, la banalizzazione della sessualità, una falsa concezione della libertà, la paura di fronte ad impegni definitivi, una spiccata privatizzazione dell'esistenza, la difficoltà a trovare un'abitazione ed un impiego, l'insufficienza o addirittura la mancanza di adeguati sostegni alla famiglia. In questo contesto, tuttavia, si incontrano giovani disposti a lasciarsi interrogare e accompagnare nella ricerca di un significato più vero da dare al loro fidanzamento.
Oltre al modo di intendere e vivere il fidanzamento, i cambiamenti riguardano anche la preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia. Da una parte, il contesto familiare non appare più in grado da solo di trasmettere ai giovani i valori riguardanti la vita matrimoniale e familiare mediante una progressiva opera di educazione e iniziazione. D'altra parte, il generale contesto socioculturale, più che essere di aiuto, si presenta spesso come ostacolo ad un'adeguata comprensione del significato, del valore e delle esigenze della vita matrimoniale e familiare.
Anche a livello ecclesiale, le iniziative volte a preparare i fidanzati al sacramento del matrimonio spesso arrivano troppo tardi e in momenti poco favorevoli, non sempre sfuggono al rischio della episodicità e della genericità, faticano ad essere attente al cammino dei giovani fidanzati che molte volte appaiono come “lontani” dalla Chiesa e dalla vita di fede, difficilmente riescono a trasmettere un'adeguata concezione dell'amore e sono in grado di rispondere a quesiti che, se eventualmente posti, sono già stati risolti (ad esempio, sulla castità, sull'esercizio della sessualità, sulla regolazione della fertilità, e persino sull'aborto, sull'unità e sulla fedeltà coniugali).
Se questa è la situazione, non sono necessarie altre considerazioni per avvertire come la pastorale prematrimoniale, in ogni sua articolazione, costituisca uno dei capitoli più urgenti, importanti e delicati di tutta la pastorale familiare. Tale pastorale si trova di fronte a una svolta storica. Essa è chiamata a un confronto chiaro e puntuale con la realtà e a una scelta: o rinnovarsi profondamente o rendersi sempre più ininfluente e marginale . Di qui, in particolare, la necessità di una cura pastorale del fidanzamento che aiuti a riscoprirne e a viverne il senso umano e cristiano e di una preparazione immediata o particolare al matrimonio più attenta, puntuale e articolata.

IL TEMPO DEL FIDANZAMENTO

Tempo di crescita, di responsabilità e di grazia

Il tempo del fidanzamento non è soltanto un momento di passaggio e di preparazione a un futuro: è un tempo in se stesso importante. E' tempo di crescita, di responsabilità e di grazia.
E' tempo di crescita: tempo nel quale si matura nella capacità di vivere insieme; si costruisce la coppia; ci si allena alle fatiche, anche psicologiche, della vita a due; si precisano, si condividono e si consolidano le convinzioni in grado di reggere la convivenza di tutta una vita; ci si affina nella conoscenza di sé, delle proprie doti e dei propri difetti e nell'arte difficile del volersi bene e del comprendersi, superando chiusure, passioni, egocentrismo. In una parola, è una stagione della vita da riscoprire e ripresentare come importante tirocinio della coppia di fidanzati nella maturazione spirituale del rapporto affettivo.
E' tempo di responsabilità, innanzitutto in chiave vocazionale. E' un momento per una prima chiarificazione nel discernimento della chiamata personale a sposare quella persona; è una decisione che lascia spazio a ulteriori verifiche in ordine al consenso per il patto nuziale. E' una stagione della vita in cui i due fidanzati sono tenuti a interrogarsi sulla loro vocazione al matrimonio e sulla loro reciproca scelta.
In questa ottica, la loro responsabilità si esprime nel dare stabilità alla loro relazione, anche sperimentando che il rapporto tra di loro è nuovo e diverso: non è più soltanto una generica amicizia, ma si indirizza verso l'esclusività e comporta impegni seri e nuovi anche se non ancora definitivi. La stessa responsabilità esige di esprimersi nutrendo e potenziando il fidanzamento con un amore casto , attraverso l'accettazione e la futura promozione di una sessualità propriamente umana, al servizio di quell'amore totale e fecondo tipico dell'esistenza coniugale. Questo fa maturare i fidanzati «nella reciproca conoscenza e nell'assimilazione vicendevole della personalità; li guida nello sviluppo di una affettività delicata e profonda; li rende capaci di dominio sull'istintività egoistica, nel rispetto della dignità personale; li fa attenti a riservare solo al domani il dono totale di sé, perché unicamente nel matrimonio esso raggiunge la pienezza del suo significato» .
E' tempo di grazia. Il fidanzamento, infatti, trae forza dal battesimo e dalla stessa vocazione coniugale che attende di essere concretizzata: è un tempo di formazione caratterizzato da una propria spiritualità; è tempo di testimonianza e azione ecclesia¬le, con le caratteristiche di una specifica solidarietà. Come tale, il fidanzamento è grazia: è un dono di Dio comunicato ai giovani interessati. Con questo dono essi sono resi ca¬paci di maturare in un amore che è partecipazione a quello di Cristo e che va sempre più acquisendo la sua misura, come pure sono sorretti e guidati verso questo stesso ideale di amore . Nello stesso tempo, il fidanzamento è occasione per vivere e crescere nella grazia: si presenta come momento privilegiato di crescita nella fede, di preghiera e di partecipazione alla vita liturgica della Chiesa, di esperienza vissuta della carità cristiana , da parte di ogni coppia di fidanzati e di tutti i fidanzati insieme.

Cura pastorale dei fidanzati

Si rivela, perciò, urgente e necessaria una più attenta cura pastorale dei fidanzati, vissuta attraverso la quotidianità di scelte, proposte, iniziative: non limitate al tempo che precede immediatamente la celebrazione del matrimonio, ma capaci di valorizzare tutto il tempo del fidanzamento.
Essa va attuata in stretta sintonia con la pastorale giovanile e vocazionale e deve essere preceduta da attenzioni e iniziative rivolte a quanti, pur senza essere ancora fidanzati, cominciano ad assumere atteggiamenti paragonabili a quelli dei fidanzati stessi.
E' un compito che riguarda e interpella ogni comunità cristiana e, in particolare, ogni parrocchia. Pur con i cambiamenti a cui abbiamo accennato, il tempo che intercorre tra la decisione di sposarsi con quella determinata persona e l'effettiva celebrazione delle nozze ha anche oggi una sua autonomia e un suo valore: in tal senso le parrocchie, le realtà giovanili, le diverse comunità ecclesiali vedono oggi la presenza di non poche coppie di giovani fidanzati. Per questo i fidanzati stessi, i presbiteri, gli animatori e i catechisti, i responsabili delle associazioni, dei gruppi e dei movimenti devono sentirsi impegnati a conoscere meglio caratteristiche, opportunità e problemi propri del tempo del fidanzamento. A tale scopo sono utili momenti di studio, di confronto, di meditazione, di preghiera, valorizzando anche diverse competenze presenti sul territorio. Occorre soprattutto mantenere vivo il contatto e il dialogo con tutti questi giovani in coppia e, quando si fosse allentato, occorre ristabilirlo. C'è bisogno di dedicare tempo per conoscere come essi vivono la loro esperienza e per aiutarli a viverla bene.
In un adeguato progetto e cammino di pastorale giovanile, c'è da proporre, in modo organico e stabile, incontri, iniziative, esperienze perché questi giovani possano accostarsi con la calma e la serietà necessarie alle problematiche della vita matrimoniale: da quelle psicologiche circa la vita di relazione e di coppia a quelle giuridiche circa la comunione o separazione dei beni e circa i diritti e i doveri della vita matrimoniale; da quelle medico-biologiche connesse con la dimensione sessuale della vita di coppia e con la trasmissione della vita a quelle riguardanti la paternità e maternità responsabile e la conoscenza dei metodi naturali di regolazione della fertilità; da quelle riguardanti i retti metodi di educazione dei figli a quelle concernenti una ordinata conduzione della famiglia (lavoro stabile, sufficiente disponibilità finanziaria, saggia amministrazione, nozioni di economia domestica...) .
Una specifica attenzione va riservata alla dimensione vocazionale del periodo del fidanzamento. Le realtà educative devono trovare occasioni e modi per annunciare che esso ha un carattere eminentemente vocazionale, per aiutare i giovani fidanzati a interrogarsi sulle motivazioni vere e profonde che li orientano alla scelta matrimoniale, per verificare il cammino che stanno facendo. A questo proposito potranno rivelarsi utili e opportuni: incontri con coppie di sposi che vivono effettivamente la vita coniugale come autentica vocazione; momenti di conoscenza, confronto e dialogo con coetanei che stanno facendo un cammino di preparazione al sacerdozio o alla vita religiosa o con persone che già vivono il loro amore nella consacrazione verginale; esperienze intense di preghiera, di meditazione, di ritiri o di esercizi spirituali. Soprattutto, però, occorre puntare su un cammino costante di direzione spirituale.
Pur riservando loro una cura particolare e riconoscendo e rispettando nello stesso tempo il loro bisogno di momenti e di spazi di tranquillità e di riservatezza, la pastorale per il tempo del fidanzamento dovrà aiutare questi giovani in coppia a superare il rischio di una concezione privatistica dei loro rapporti e, perciò, ad evitare ogni chiusura, ogni intimismo e ogni rinuncia non giustificata all'impegno nella comunità ecclesiale e in quella civile. Occorrerà pure illuminarli, con discrezione e insieme con chiarezza, perché abbiano ad evitare abitudini e stili di vita, ad esempio nella scelta delle amicizie e nella gestione delle vacanze e del tempo libero, che li isolano da un sano contesto familiare e comunitario.
Un aspetto fondamentale di questa complessiva cura pastorale dei fidanzati consiste in una «esatta visione dell'etica cristiana riguardante la sessualità» , di cui soprattutto la predicazione, la catechesi e il più ampio progetto di pastorale giovanile devono farsi carico. In questa ottica è certamente necessario favorire una comprensione e un'assunzione serena e gioiosa della sessualità, come pure, di fronte agli errori e ai peccati, non ci si deve mai stancare di aprire il cuore di ogni persona al pentimento e alla fiducia nella misericordia e nel perdono di Dio.
Oltre ad offrire ai fidanzati criteri e suggerimenti che li aiutino ad evitare scelte meno prudenti, come il trascorrere insieme e da soli periodi di vacanza o il continuo appartarsi e isolarsi dagli altri, è pure necessario richiamare con fermezza e limpidità che non sono ammissibili comportamenti che suppongono già quella fusione delle esistenze che è propria solo dei coniugi, come i cosiddetti rapporti prematrimoniali. In particolare, - attraverso una precisa catechesi in proposito, mediante il colloquio personale, nella direzione spirituale e, per quanto possibile, durante la celebrazione dal sacramento della Riconciliazione, grazie pure alla gioiosa, anche se spesso faticosa, testimonianza di un amore casto da parte dei fidanzati e degli sposi - è necessario mostrare come sia proprio una positiva considerazione dell'unione sessuale e del suo significato a permettere di cogliere le motivazioni della illiceità dei rapporti prematrimoniali. Infatti, «essi si pongono come segno di una realtà che ancora non esiste» poiché non sono capaci di «esprimere e di attuare una comunione di amore totale, definitivo e pubblicamente riconosciuto» che si può avere solo con il matrimonio e che va costruito attraverso un lungo e paziente tirocinio . Per i battezzati, poi, gli stessi rapporti prematrimoniali «costituiscono l'uso disordinato di una sessualità umana che il Salvatore ha voluto porre in riferimento al suo stesso amore e al suo Regno»: essi non sono e non possono essere un segno vero di quell'amore nuovo che Gesù dona agli sposi con il sacramento del matrimonio; sono piuttosto una sua contraffazione .

Per le coppie più sensibili e preparate

L'attuazione di questa articolata e complessiva cura pastorale del tempo del fidanzamento dovrà permettere di riservare una specifica attenzione alle coppie più sensibili e preparate, a quei fidanzati che fanno parte dei gruppi giovanili, degli oratori, dell'Azione Cattolica, delle associazioni e dei diversi movimenti ecclesiali.
Per tempo, e senza aspettare gli ultimi mesi che precedono la celebrazione del matrimonio, occorre proporre loro un cammino ampio e articolato, attraverso veri e propri itinerari di fede, che li aiutino a fare del loro fidanzamento un autentico tempo di crescita, di responsabilità e di grazia e a conoscere e ad accogliere l'annuncio della dignità e della bellezza del matrimonio cristiano. L'impegno a percorrere tale cammino non li dovrà però dispensare dalla partecipazione, quando sarà il momento, agli incontri parrocchiali di preparazione al matrimonio con tutti gli altri fidanzati. Piuttosto essi sentiranno il bisogno di parteciparvi con umile e discreto spirito missionario, sia per vivere una fraternità reale con tutti gli altri fidanzati loro coetanei, sia per portare la testimonianza di un cammino religioso compiuto verso il matrimonio.
Anche se indirizzata innanzitutto alle coppie più sensibili e preparate, la proposta di un cammino più ampio e articolato di preparazione al matrimonio può essere rivolta anche ad altri giovani e fidanzati che si mostrassero interessati e disponibili.
La cura pastorale dei fidanzati, infine, dovrà sempre essere attuata con autentico spirito missionario: si tratta, infatti, di una attenzione che deve essere assicurata a tutti e non può essere riservata solo a coloro che già vivono un più esplicito cammino di fede. L'attenzione privilegiata a costoro, come ricordato più sopra, potrà essere piuttosto una condizione e uno stimolo perché le nostre comunità cristiane - grazie anche al loro impegno, alla loro presenza, alla loro testimonianza - realizzino con maggior coraggio questa apertura missionaria oggi sempre più urgente.

LA PREPARAZIONE PARTICOLARE E IMMEDIATA

Caratteristiche, scopi, forme

La preparazione particolare e immediata al sacramento del matrimonio, soprattutto oggi, si presenta come un momento importante di tutta la pastorale prematrimoniale. Non esaurisce certo l'intera cura pastorale dei fidanzati, di cui si è detto, ma ne è “una” tappa e “un” aspetto che non possono essere tralasciati. Come tale, essa domanda di essere collegata con la preparazione generale e remota, di essere attuata all'interno di un'adeguata pastorale giovanile e di una rticolata e organica catechesi, di aprirsi e di orientare alla continuazione del cammino attraverso la successiva pastorale delle coppie-famiglie giovani.
Oggi più che mai, come l'intero tempo del fidanzamento, questa preparazione si presenta come una vera e propria occasione di evangelizzazione degli adulti e, spesso, dei cosiddetti “lontani”. Sono, infatti, numerosi gli adolescenti e i giovani per i quali l'approssimarsi delle nozze costituisce l'occasione per incontrare di nuovo una realtà da molto tempo relegata ai margini della loro vita; essi, per altro, si trovano in un momento particolare, caratterizzato spesso anche dalla disponibilità a rivedere e a cambiare l'orientamento dell'esistenza. Può essere, quindi, un tempo favorevole per rinnovare il proprio incontro con la persona di Gesù Cristo, con il messaggio del Vangelo e con la Chiesa.
Scopo della preparazione particolare e immediata è di aiutare i fidanzati a realizzare «un inserimento progressivo nel mistero di Cristo» , nella Chiesa e con la Chiesa. Esso comporta una progressiva maturazione nella fede, attraverso l'accoglienza dell'annuncio della Parola di Dio, l'adesione e la sequela generosa di Cristo, la testimonianza della fede . Si nutre di preghiera intensa, individuale e comune; di partecipazione alla vita della Chiesa, alla sua liturgia e ai suoi sacramenti . Si apre alle esigenze della carità e fruttifica in una crescente conformità a Cristo nella vita morale di carità secondo lo Spirito .
La finalità di questa preparazione consiste, cioè, nell'aiutare i fidanzati a vivere il fidanzamento e la prossima celebrazione del matrimonio come momento di crescita umana e cristiana nella Chiesa; nell'aiutarli a conoscere e a vivere la realtà del matrimonio che intendono celebrare, perché lo possano celebrare non solo validamente e lecitamente ma anche fruttuosamente e perché siano disponibili a fare di questa celebrazione una tappa del loro cammino di fede; nel portarli a percepire il desiderio e insieme la necessità di continuare a camminare nella fede e nella Chiesa anche dopo la celebrazione del matrimonio.
In ogni caso, si tratta, da una parte, di proporre autentici “itinerari di fede” , in grado di evitare ogni alternativa tra i “valori umani” e i “contenuti cristiani” del matrimonio, integrandoli armonicamente in un unitario e progressivo cammino di formazione alla luce della rivelazione; dall'altra parte, si tratta di favorire un nuovo incontro dei fidanzati con la Chiesa e un loro inserimento nell'esperienza di fede, di preghiera, di carità e di impegno della comunità cristiana.
Molteplici possono essere i modi e le forme con cui proporre e attuare tale preparazione. Ma, come abbiamo avuto già modo di sottolineare da diversi anni, la forma più rispondente alla realtà del matrimonio e alle esigenze attuali  è quella degli itinerari di fede . Tale forma non è solo da privilegiare, ma deve diventare sempre più la “norma” nel cammino di preparazione al matrimonio, quale obiettivo concreto, anche se graduale, da prospettare per tutte le coppie che chiedono il sacramento del matrimonio. In particolare, il metodo e i contenuti di questi itinerari devono ispirare ogni forma di preparazione, a partire dai cosiddetti “corsi per i fidanzati” e dai “colloqui pastorali” . Secondo le caratteristiche proprie di ogni cammino educativo, si tratta di un processo personale e insieme comunitario, graduale e progressivo, capace di individuare con diligenza e con amore lo stadio in cui ciascuno si trova e i passi successivi da compiere per avvicinarsi sempre di più alla meta e al fine da raggiungere.
Proprio perché si tratta di uno specifico cammino educativo, anche questa fase della preparazione richiede iniziative differenziate, in grado di accompagnare le diverse coppie di fidanzati nel modo più appropriato alla loro situazione e ai loro bisogni. Ogni coppia, infatti, quando domanda il matrimonio, si presenta con un proprio profilo spirituale, con una propria storia, con un cammino o un non cammino di fede dopo il battesimo; alcune coppie non hanno neppure portato a termine con la cresima l'itinerario di iniziazione cristiana. Il rispetto delle persone richiede di tener presente tutto ciò e le stesse dinamiche dell'evangelizzazione esigono che si abbiano a diversificare le proposte, nella consapevolezza che, come scrive l'autore della Lettera agli Ebrei, alcuni sono bisognosi di latte e non di cibo solido (cf Ebrei 5, 12).
Infine, per la finalità che la contraddistingue, questa preparazione «non può non avvenire se non nel contesto concreto di una comunità cristiana che professa la fede, la celebra nel culto, la esprime nella vita» . Essa chiama in causa la responsabilità dell'intera comunità cristiana, nelle sue varie articolazioni ed espressioni: dai presbiteri ai laici, dai coniugi ai fidanzati stessi.

Itinerari di preparazione al matrimonio

La responsabilità delle parrocchie

Per quanto riguarda i corsi o gli itinerari di preparazione al matrimonio, essi rientrino nel progetto educativo di ogni Chiesa particolare ed assumano sempre più la caratteristica di itinerari educativi.
A tale scopo ci si preoccupi perché possibilmente ogni comunità parrocchiale sia in grado di offrire questi itinerari di fede innanzitutto ai propri fidanzati. Questi, per parte loro, vi partecipino volentieri e responsabilmente.
Si faccia in modo anche che simili itinerari vengano proposti nelle diverse divisioni territoriali di ogni diocesi durante tutto il corso dell'anno.
Perché gli itinerari proposti possano essere appropriati alle diverse coppie di fidanzati, si provveda a promuovere molteplici e diversificati percorsi catechistici almeno in ambito zonale, vicariale o decanale, o di unità pastorale.
Si tratta, infatti, di un compito che rientra nell'unica missione di salvezza della Chiesa, che nasce dal suo organico e permanente impegno di evangelizzazione e chiama in causa la parrocchia come soggetto pastorale immediato e concreto. Superando ogni tentazione o abitudine alla “delega”, a livello di ogni singola parrocchia o, quando ciò non fosse possibile, a livello interparrocchiale, si programmino lungo l'anno un congruo numero di itinerari di preparazione comuni a tutti i fidanzati e si individuino coppie di sposi disponibili e preparate ad accompagnare e ad animare il cammino dei fidanzati. Nello stesso tempo e ai medesimi livelli, oltre a proporre un cammino più ampio e articolato alle coppie più sensibili e impegnate , qualora fosse necessario, si preveda e si promuova con spirito missionario un cammino personalizzato di “riscoperta della fede” per i fidanzati che ne avessero bisogno.
In questa prospettiva, gli itinerari di preparazione al matrimonio non possono essere delegati ai consultori familiari e a singoli operatori consultoriali. Occorre piuttosto arrivare a programmi articolati e differenziati, di cui si fa responsabile la Chiesa particolare attraverso la sua struttura diocesana, zonale e parrocchiale, con i suoi ministri, i coniugi e i collaboratori pastorali. Perciò i Consultori familiari, che si caratterizzano specialmente come luoghi di promozione umana e non di catechesi, non devono normalmente farsi carico di questi itinerari di fede o corsi di preparazione al matrimonio. La loro competenza e collaborazione rimangono tuttavia preziose; vanno, quindi, valorizzate soprattutto per quelle iniziative, organiche e stabili, di conoscenza e approfondimento delle problematiche della vita matrimoniale, di cui abbiamo parlato in ordine alla cura pastorale del fidanzamento e ad un adeguato progetto e cammino di pastorale giovanile , oltre che per alcuni interventi di formazione delle coppie animatrici e per la loro specifica competenza di consulenza.

Contenuti

I contenuti proposti, partendo dalla realtà umana vissuta dai fidanzati e illuminandola e interpretandola con l'annuncio del Vangelo, dovranno permettere ai fidanzati di giungere a conoscere e a vivere il mistero cristiano del matrimonio.
In tale ottica, vanno tenuti presenti e approfonditi: la verità e il significato del proprio essere persona e della propria sessualità; la riscoperta del Signore Gesù come senso della propria vita e della stessa esperienza di coppia; il valore e le caratteristiche dell'amore e, in particolare, dell'amore coniugale; il significato del matrimonio e il suo valore sociale e istituzionale, anche di fronte a tendenze, sempre più diffuse, a un suo “superamento” nelle convivenze di fatto; il bene della fedeltà e della definitività dell'impegno e dell'amore; il rapporto intrinseco del patto matrimoniale con la trasmissione della vita e la riscoperta del valore della procreazione; le responsabilità nei confronti della storia e della società che derivano dalla vita matrimoniale; la sacramentalità del matrimonio, che ne costituisce la novità cristiana; le dimensioni e le esigenze propriamente ecclesiali della vita matrimoniale e familiare .
Tali contenuti, la cui più puntuale e concreta determinazione è compito di ogni Vescovo diocesano, vanno comunque proposti con un linguaggio e un'attenzione propriamente catechistici. Ciò richiede che ogni argomento sia introdotto in modo essenziale, comprensibile e compiuto, che la successione degli argomenti sia il più possibile lineare, che si sia precisi in ciò che si dice, che si privilegi un'esposizione nutrita dalla rivelazione biblica, si sia fedeli alla tradizione ecclesiale e si valorizzi quanto emerge dai testi liturgici. Soprattutto ciò comporta che l'esposizione esatta della dottrina sia in grado di proporsi come messaggio, che interpreta la condizione spirituale delle persone e annuncia la parola che la assume, la purifica e la trasforma.

Stile, metodi e durata

Proprio perché itinerari educativi e di fede, gli incontri non si riducano a cicli di lezioni o di conferenze. Essi siano momenti di evangelizzazione e di catechesi, aprano alla preghiera e alla vita liturgica, orientino e spronino alla carità, sappiano anche coinvolgere e interessare i fidanzati così da aiutarli e stimolarli a fare una significativa esperienza di fede e di vita ecclesiale. Non si tralasci neppure di valorizzare l'apporto che i fidanzati stessi possono offrire per una più adeguata azione pastorale.
Di conseguenza, a livello metodologico, non ci si esima dalla proposta completa e sistematica dei contenuti, dei valori e delle mete. Non si tralasci neppure di proporre esperienze forti di preghiera, eventuali momenti di ritiro o di esercizi spirituali, la partecipazione alle celebrazioni liturgiche e in particolare all'Eucaristia, l'accostamento al sacramento della Penitenza, esperienze e gesti significativi di carità. Nello stesso tempo, i singoli incontri siano condotti contemplando diverse attività, quali: l'ascolto dei presenti, l'esposizione dei contenuti, il lavoro di gruppo, la preghiera, il dialogo in coppia e in gruppo. A tale riguardo risultano decisive sia la disponibilità delle coppie di sposi a “farsi carico” di una o due coppie di fidanzati lungo tutto il cammino di preparazione, sia la presenza di una équipe educativa che agisca in modo unitario e sia veramente capace di accompagnare e di animare.
Lo stile sia quello dell'accoglienza e dell'animazione, vissuto anche con gesti e momenti concreti di familiarità, di attenzione, di ascolto, di confronto, di gioia. E' necessario che in questo clima sia vissuto già il primo momento di approccio con ogni coppia di fidanzati: in esso, soprattutto da parte del sacerdote, occorre essere attenti a suscitare le domande appropriate e a far emergere quelle presenti anche se nascoste, per identificarle con precisione e individuare insieme, con delicatezza e discrezione ma con altrettanto coraggio, il cammino più opportuno da compiere perché i fidanzati maturino nella fede la loro decisione di sposarsi. Con il medesimo atteggiamento sia condotta anche la verifica del cammino compiuto: tale momento può essere opportuno, purché sia attuato a livello personale, con attenzione alle esigenze delle persone e per ipotizzare insieme eventuali tappe future per un continuo cammino di crescita.
Circa i tempi della preparazione immediata, pur riaffermando che normalmente essa deve iniziare almeno tre mesi prima delle nozze  e pur rispettando la facoltà di ogni Vescovo diocesano di fissare modalità e tempi diversi, riteniamo auspicabile che i fidanzati siano invitati a presentarsi al Parroco almeno un anno prima della data prevista per le nozze. In questo modo risulterebbe certamente più agevole sia individuare e proporre il cammino comunitario di preparazione più adatto per ogni coppia di fidanzati, sia collocare nei momenti più adeguati i pur necessari colloqui con il Parroco.
All'inizio del cammino comunitario di preparazione catechistica alla celebrazione del matrimonio, può essere opportuna la celebrazione di una preghiera comune perché, con la benedizione di Dio, ciò che viene iniziato possa essere un vero cammino di crescita e giungere a un felice compimento.
Quanto al numero degli incontri di preparazione e alla durata dell'intero itinerario, mentre suggeriamo che essi coprano un tempo abbastanza prolungato, di circa due mesi, con frequenza settimanale, ricordiamo che spetta al Vescovo diocesano precisare ulteriormente questi aspetti. In ogni caso sarebbe importante che, anche a tale riguardo, su tutto il territorio della Diocesi si segua una prassi unitaria.
Se possibile, nell'approssimarsi della data delle nozze, venga proposto anche un momento più prolungato di preghiera o di “ritiro spirituale”, che aiuti i futuri sposi a riconoscere e a vivere il “mistero” del loro amore.

Obbligatorietà

La partecipazione ai corsi o itinerari di preparazione al matrimonio deve essere considerata come moralmente obbligatoria, senza, per altro, che la sua eventuale omissione costituisca un impedimento per la celebrazione delle nozze.
Sarà, quindi, necessario non dispensare facilmente da tale partecipazione, ma presentarla come un dovere di coscienza di ciascun fidanzato. Nello stesso tempo occorrerà essere attenti a quanti per motivi oggettivi (come nel caso degli immigrati, dei pendolari, di chi ha turni di lavoro non programmabili secondo il calendario dei corsi e degli itinerari) non potessero partecipare, prevedendo per loro forme diverse di accompagnamento e di confronto. Nei riguardi di coloro che, invece, intendessero tralasciare questo cammino senza seri motivi oggettivi, è necessario un supplemento di attenzione e di dialogo per aiutarli a cogliere la superficialità e la immaturità del loro atteggiamento e della loro scelta.
Solo in casi estremi - previo il consenso dell'Ordinario e senza abbandonare la fatica della ripresa, del confronto e del discernimento - si dovrà proporre il rinvio della celebrazione del matrimonio.
In ogni caso, perché la convinzione circa l'obbligatorietà di questi itinerari si possa diffondere e diventare coscienza comune, è necessario che gli itinerari stessi siano proposti e condotti con serietà di impostazione, di contenuto e di metodo, che le coppie di fidanzati più impegnate ne siano convinte per prime e se ne facciano propagatrici, che da parte dei presbiteri e delle coppie animatrici si abbia a creare le condizioni e un clima favorevoli e che si diffonda la testimonianza di quanti hanno già fatto questa esperienza.

Colloqui con il Parroco

Accanto agli itinerari comunitari appena descritti e in stretto collegamento con essi, restano sempre necessari e insostituibili i colloqui con il Parroco.
Essi rappresentano un momento importante e privilegiato di personalizzazione del dialogo con la coppia, sia per l'impostazione del cammino da compiere, il suo accompagnamento e la sua verifica, sia per una più puntuale catechesi e spiegazione del rito della celebrazione del matrimonio, sia per affrontare specifici casi di coscienza o problemi particolari, sia per l'espletamento degli indispensabili adempimenti giuridici. Anche in quest'ultimo ambito, il colloquio con il Parroco deve sempre essere ispirato al criterio di un'autentica pastoralità, nella quale si coniughino adeguatamente attenzione alle persone e rispetto delle norme e delle disposizioni canoniche e civili.
Il Parroco interessato - che di norma è, a libera scelta dei fidanzati, il «Parroco della parrocchia dove l'uno o l'altro dei medesimi ha il domicilio canonico o il quasi domicilio o la dimora protratta per un mese»  - conduca con precisione l'istruttoria matrimoniale, secondo le prescrizioni canoniche. Queste comprendono: «la verifica dei documenti; l'esame dei nubendi circa la libertà del consenso e la non esclusione della natura, dei fini e delle proprietà essenziali del matrimonio; la cura delle pubblicazioni; la domanda all'Ordinario del luogo di dispensa da eventuali impedimenti o di licenza alla celebrazione nei casi previsti» dal diritto .
Particolare cura sia riservata all'esame dei nubendi, il quale, di norma, conclude la preparazione immediata al matrimonio e suppone la conclusione dell'itinerario o corso per i fidanzati. Finalizzato a verificare la libertà e l'integrità del consenso, la volontà di sposarsi secondo la natura, i fini e le proprietà essenziali del matrimonio, l'assenza di impedimenti e di condizioni, questo esame sia fatto dal Parroco «con diligenza, interrogando separatamente i nubendi» . Esso sia pure valorizzato e vissuto da parte del presbitero insieme con ogni fidanzato come momento significativo e singolare di discernimento sapienziale circa l'autenticità della domanda religiosa del matrimonio e la maturazione avvenuta soprattutto in ordine alla volontà di celebrare un patto coniugale come lo intende la Chiesa.
Siano previsti e favoriti anche altri incontri personali del Parroco con i fidanzati, mediante i quali illuminare, sostenere e verificare il loro cammino: uno di essi sia opportunamente dedicato a preparare i prossimi sposi alla celebrazione liturgica delle loro nozze. Questi ulteriori incontri appaiono necessari soprattutto quando i fidanzati presentano ancora carenze o difficoltà nella dottrina o nella pratica cristiane . Ogni Vescovo diocesano determini, in proposito, il numero minimale e i contenuti di tali colloqui.

Altre determinazioni

Al Vescovo diocesano spettano ulteriori determinazioni atte a precisare il cammino di preparazione al matrimonio . In particolare, oltre a quanto abbiamo già ricordato circa il numero e la durata degli incontri di preparazione al matrimonio e circa il numero e i contenuti dei colloqui con il Parroco, ogni Vescovo diocesano, meglio se in accordo con gli altri Vescovi della Conferenza episcopale regionale, potrà offrire direttive riguardanti, ad esempio: l'inserimento nella preparazione immediata al matrimonio della celebrazione della Confermazione per i nubendi non cresimati ; l'introduzione di altri adempimenti da premettere alla celebrazione del matrimonio, come la dichiarazione di volontà o la domanda di matrimonio formulata congiuntamente dai nubendi.


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