PRIMA LETTERA DI GIOVANNI
( 1Gv.1,1-8; 2,1 – 2)
Giovanni, insiste sulla verità del messaggio che comunica, che
annuncia, per averne fatto esperienza sensibile, Egli annuncia ciò che ha visto
e ciò che ha sentito.
Colui che era fin da principio: (1Gv.1,1 ) contenuto della Rivelazione è la Parola di Dio fatta carne in Gesù Cristo. E’ la Parola che da sempre sta presso il Padre, in comunione con il Padre. Questo è ciò che sta anche agli inizi della evangelizzazione, della conversione a Lui.
Poiché la vita si è manifestata a noi (v. 2): E’ possibile incontrare Gesù con tutto noi stessi, perchè Lui, nostra vita si è manifestato. L’esperienza di fede è l’esperienza dell’incontro con un vivente, che ha attraversato la vita dell’uomo e della storia umana. Ora devo accoglierLo nella mia vita, in tutte le sue espressioni.
Toccato: (Lc.24,39 e Gv.20,27): è l’esperienza del Cristo morto e risorto, che noi siamo invitati a fare, superando dubbi e perplessità. Cristo morto e risorto è il Verbo della Vita, apportatore della vita,una delle idee centrali nella lettera di Giovanni: 1 Giov.5,11; ma anche Gv.5,26
Affinché anche voi abbiate comunione con noi (v. 3) Scopo di ogni annuncio di Cristo, è quello non solo di credere in Lui, ma anche di creare comunione con noi. In Giovanni infatti, l’amore verso Dio, non è mai disgiunto da quello verso i fratelli. E’ nella comunione che si incontra la vita e che, in un certo senso, si possono superare dubbi e perplessità sulla Risurrezione del Signore. Amarci come Lui ci ha amato, è già sperimentare la Risurrezione di Gesù che ci fa nuovi. Da qui l’importanza del vivere in comunione, mantenere la comunione e testimoniare la comunione.
La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo. La nostra comunione ha come icona la comunione trinitaria. Comunione = coinonìa. L’amore reciproco del Padre, del figlio e dello Spirito è ciò che accomuna i discepoli di Gesù cristo. La comunione trinitaria è la comunione dono, la comunione grazia, la comunione vita. E’ l’anima della chiesa. Si celebra soprattutto nella Eucaristia e si vive nella vita.
Affinché la nostra gioia sia piena(v. 4) la gioia di Giovanni consiste nel sapere che i credenti vivono ed esperimentano la comunione in Cristo.
Questo è il messaggio: ….Dio è Luce: Essere in comunione con Dio, significa essere nella Luce. La luce in Giovanni è Dio stesso, è la verità di Dio è la novità di Dio, la Luce della pasqua. Questa luce che viene da Dio, illuminandoci ci salva. Dio è Luce, a differenza dell’uomo che è tenebra (cfr.vv 6-7 e Gv.3,20) In giovanni vi è contrasto tra Luce e Tenebre: La Luce è il misterium amoris che diventa misterium salutis, le tenebre sono il misterium iniquitatis, che diventa il misterium peccati
Noi siamo in comunione gli uni con gli altri: (v. 7). Ci si sarebbe attesa l’espressione: noi siamo in comunione con Lui. Giovanni preferisce collegarsi al v. 3, per mettere in luce che l’esperienza dell’incontro con Dio in Cristo, si prolunga nella carità verso i fratelli. Con ciò egli vuole ricordare non solo la inscindibilità dei due comandamenti, ma che la comunità cristiana deve essere la testimonianza luminosa del rapporto con il Signore. Dio effonde la sua luce sopra una comunità unita che vive nell’amore. Tale comunità è una comunità da lui amata, illuminata dal suo amore. Il richiamo al sangue di Gesù, sta a significare l’importanza del Battesimo che ci purifica, che ci lava e che ci introduce in questa comunità pasquale. Ciò ci ricorda che la comunità cristiana è una comunità di peccatori accolti e perdonati in virtù del sangue di Cristo.
vv. 8 -10. Se noi diciamo di non aver peccato, inganniamo noi stessi….Ciò che innanzitutto fa nascere in noi il desiderio di vivere in comunione, è il riconoscersi peccatori, bisognosi di continua conversione al Signore, sperimentando all’interno del comandamento dell’amore, la distanza fra Lui e noi. Questo, del resto, è il primo frutto del nostro essere nella Luce: quando l’Amore di Dio ci raggiunge, ci raggiunge anche la verità su noi stessi. Davanti a Dio ci conosciamo anche meglio. Questo ci aiuta a cogliere più in profondità, a partire dalla nostra esperienza il valore della Incarnazione del Verbo e dell’opera redentrice di Cristo, come affermano i versetti seguenti.
vv 2,1 e ss. Figli miei… (greco tecnìa = piccoli figli: ricorre in Gv.7v; paidìa= piccoli fanciulli 2v. Amatissimi : “agapetoi” = amatissimi:questo dice lo stile dei rapporti che vi erano nelle prime comunità cristiane. Il fatto di essere peccatori e di scoprire gli altri peccatori, diventava occasione per amarsi maggiormente, come “agapetos” Scopro,infatti, nell’altro un mio fratello, amato e salvato dal Signore e il mio amore lo aiuta a “fare memoria”.
Intercessore presso il Padre: il termine greco “paraclètos”, che si trova soltanto negli scritti giovannei, significa intercessore più che avvocato. Questo termine mette in luce la funzione sacerdotale di Gesù Cristo più che la sua funzione di difensore. La parola “paraclito”, trova una differente applicazione nel quarto Vangelo e in 1Gv.. Nel IV Vangelo il paraclito indica lo Spirito Santo che, come Spirito di verità’ illumina, protegge e difende i discepoli di Gesù che sono nel mondo (Gv.14,16-17,26; 15,26; 16,7): nella 1Gv. Lo stesso termine indica la funzione di intercessione di Gesù presso il Padre.
In sintesi:
Fede non come pura conoscenza, ma come esperienza di un incontro luminoso di vita che trasforma in profondità la persona.
Fede come un lasciarsi illuminare dalla Parola da sempre presso Dio e visibile nella vita di Gesù Cristo.
Fede come un incontro con Cristo nella comunità dei fratelli bisognosa di perdono e purificazione, dati e accolti.
Fede è pregare gli uni per gli altri, perché lo Spirito ci faccia una cosa sola nell’amore.
ULTERIORI SPUNTI DI RIFLESSIONE
Colui che era fin da principio: (1Gv.1,1 ) contenuto della Rivelazione è la Parola di Dio fatta carne in Gesù Cristo. E’ la Parola che da sempre sta presso il Padre, in comunione con il Padre. Questo è ciò che sta anche agli inizi della evangelizzazione, della conversione a Lui.
Poiché la vita si è manifestata a noi (v. 2): E’ possibile incontrare Gesù con tutto noi stessi, perchè Lui, nostra vita si è manifestato. L’esperienza di fede è l’esperienza dell’incontro con un vivente, che ha attraversato la vita dell’uomo e della storia umana. Ora devo accoglierLo nella mia vita, in tutte le sue espressioni.
Toccato: (Lc.24,39 e Gv.20,27): è l’esperienza del Cristo morto e risorto, che noi siamo invitati a fare, superando dubbi e perplessità. Cristo morto e risorto è il Verbo della Vita, apportatore della vita,una delle idee centrali nella lettera di Giovanni: 1 Giov.5,11; ma anche Gv.5,26
Affinché anche voi abbiate comunione con noi (v. 3) Scopo di ogni annuncio di Cristo, è quello non solo di credere in Lui, ma anche di creare comunione con noi. In Giovanni infatti, l’amore verso Dio, non è mai disgiunto da quello verso i fratelli. E’ nella comunione che si incontra la vita e che, in un certo senso, si possono superare dubbi e perplessità sulla Risurrezione del Signore. Amarci come Lui ci ha amato, è già sperimentare la Risurrezione di Gesù che ci fa nuovi. Da qui l’importanza del vivere in comunione, mantenere la comunione e testimoniare la comunione.
La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo. La nostra comunione ha come icona la comunione trinitaria. Comunione = coinonìa. L’amore reciproco del Padre, del figlio e dello Spirito è ciò che accomuna i discepoli di Gesù cristo. La comunione trinitaria è la comunione dono, la comunione grazia, la comunione vita. E’ l’anima della chiesa. Si celebra soprattutto nella Eucaristia e si vive nella vita.
Affinché la nostra gioia sia piena(v. 4) la gioia di Giovanni consiste nel sapere che i credenti vivono ed esperimentano la comunione in Cristo.
Questo è il messaggio: ….Dio è Luce: Essere in comunione con Dio, significa essere nella Luce. La luce in Giovanni è Dio stesso, è la verità di Dio è la novità di Dio, la Luce della pasqua. Questa luce che viene da Dio, illuminandoci ci salva. Dio è Luce, a differenza dell’uomo che è tenebra (cfr.vv 6-7 e Gv.3,20) In giovanni vi è contrasto tra Luce e Tenebre: La Luce è il misterium amoris che diventa misterium salutis, le tenebre sono il misterium iniquitatis, che diventa il misterium peccati
Noi siamo in comunione gli uni con gli altri: (v. 7). Ci si sarebbe attesa l’espressione: noi siamo in comunione con Lui. Giovanni preferisce collegarsi al v. 3, per mettere in luce che l’esperienza dell’incontro con Dio in Cristo, si prolunga nella carità verso i fratelli. Con ciò egli vuole ricordare non solo la inscindibilità dei due comandamenti, ma che la comunità cristiana deve essere la testimonianza luminosa del rapporto con il Signore. Dio effonde la sua luce sopra una comunità unita che vive nell’amore. Tale comunità è una comunità da lui amata, illuminata dal suo amore. Il richiamo al sangue di Gesù, sta a significare l’importanza del Battesimo che ci purifica, che ci lava e che ci introduce in questa comunità pasquale. Ciò ci ricorda che la comunità cristiana è una comunità di peccatori accolti e perdonati in virtù del sangue di Cristo.
vv. 8 -10. Se noi diciamo di non aver peccato, inganniamo noi stessi….Ciò che innanzitutto fa nascere in noi il desiderio di vivere in comunione, è il riconoscersi peccatori, bisognosi di continua conversione al Signore, sperimentando all’interno del comandamento dell’amore, la distanza fra Lui e noi. Questo, del resto, è il primo frutto del nostro essere nella Luce: quando l’Amore di Dio ci raggiunge, ci raggiunge anche la verità su noi stessi. Davanti a Dio ci conosciamo anche meglio. Questo ci aiuta a cogliere più in profondità, a partire dalla nostra esperienza il valore della Incarnazione del Verbo e dell’opera redentrice di Cristo, come affermano i versetti seguenti.
vv 2,1 e ss. Figli miei… (greco tecnìa = piccoli figli: ricorre in Gv.7v; paidìa= piccoli fanciulli 2v. Amatissimi : “agapetoi” = amatissimi:questo dice lo stile dei rapporti che vi erano nelle prime comunità cristiane. Il fatto di essere peccatori e di scoprire gli altri peccatori, diventava occasione per amarsi maggiormente, come “agapetos” Scopro,infatti, nell’altro un mio fratello, amato e salvato dal Signore e il mio amore lo aiuta a “fare memoria”.
Intercessore presso il Padre: il termine greco “paraclètos”, che si trova soltanto negli scritti giovannei, significa intercessore più che avvocato. Questo termine mette in luce la funzione sacerdotale di Gesù Cristo più che la sua funzione di difensore. La parola “paraclito”, trova una differente applicazione nel quarto Vangelo e in 1Gv.. Nel IV Vangelo il paraclito indica lo Spirito Santo che, come Spirito di verità’ illumina, protegge e difende i discepoli di Gesù che sono nel mondo (Gv.14,16-17,26; 15,26; 16,7): nella 1Gv. Lo stesso termine indica la funzione di intercessione di Gesù presso il Padre.
In sintesi:
Fede non come pura conoscenza, ma come esperienza di un incontro luminoso di vita che trasforma in profondità la persona.
Fede come un lasciarsi illuminare dalla Parola da sempre presso Dio e visibile nella vita di Gesù Cristo.
Fede come un incontro con Cristo nella comunità dei fratelli bisognosa di perdono e purificazione, dati e accolti.
Fede è pregare gli uni per gli altri, perché lo Spirito ci faccia una cosa sola nell’amore.
ULTERIORI SPUNTI DI RIFLESSIONE
Vedere e contemplare: dal dato fisico a quello spirituale.
(Esempi di contemplazione in Gv.: Gv.1,29-34; Gv.3,1; Gv.4: la samaritana: una contemplazione che arriva alla visione) Gv.10: parabola del pastore; Gv.13: L’ultima cena e la lavanda dei piedi; Gv.15: la vite e i tralci; contemplare è scoprire nel Verbo fatto carne, Il Figlio fatto carne, entrare nel mistero di questo Figlio, fino a diventare in tutto figli nel figlio, non solo a livello sacramentale, ma esistenziale. La contemplazione porta ad assimilarsi talmente al mistero fino a tradursi in vita nuova rivelatrice anch’essa del mistero dell’amore di Dio
Per contemplare il Mistero d’amore del Padre e del Figlio, non basta “la carne e il sangue”, è necessario Spirito, quasi rigenerati dallo Spirito ( Gv.3,8 ; 1Cor.2,6-16).
La preghiera è dono dello Spirito.
L’unica che ci può portare ad un vedere contemplativo. Che cosa è pregare e come contemplare?
- e’ mettere al
centro l’Amore di Dio per noi ( non siamo noi il centro
della preghiera, ma Lui)
- è ascolto.
L’affermazione fondamentale che attraversa tutta la Scrittura è
l’accoglienza di una presenza nella storia, personale e di un popolo. Con
una decisione libera, con libera iniziativa Dio si è rivolto a noi per
entrare in relazione con noi, per istaurare con noi un dialogo una
relazione. L’ascolto, pertanto, è ascolto di tutto ciò che avviene attorno
a noi come incarnazione e memoria di una presenza. Un ascolto condotto
alla luce della Parola e che si esprime in preghiera di lode, di
ringraziamento, di stupore. Noi, purtroppo abbiamo capovolto l’espressione
di 1Sam.3,10:” Parla, Signore che il tuo servo ti ascolta”,in “ Ascolta
Signore, il tuo servo ti parla!”
- è relazione
figliale: la contemplazione nella preghiera, porta a scoprire
la nostra intima verità, quella che differenzia il pio ebreo e….il pio
pagano dal pio cristiano: per noi Dio è Padre e noi siamo Figli.
Figliolanza come dono gratuito, come esperienza del Dio con noi e del Dio
per noi. Pertanto pregare è ascoltare Cristo, per dimorare in Cristo e per
diventare noi stessi dimora di Cristo. La preghiera è relazione figliale
con Dio, è relazione intima e personale con Cristo,è assenso allo Spirito
che guida la nostra vita e la storia degli uomini.
- È
abbandonarsi al Padre, nel Figlio, per lo Spirito Santo. La
preghiera contemplativa sfocia nell’abbandono pieno e totale alla volontà
di Dio, intesa come il meglio per me e per chi vive con me. Abbandono che
nasce dalla fiducia e che genera serenità e speranza. La preghiera
contemplativa è una preghiera sofferta perché in noi vi sono molte
resistenze all’abbandono.
Le condizioni per la preghiera contemplativa: l’umiltà e il perdono
Una icona della preghiera: Maria Vergine e Madre.
p. Roberto Zambolin