Esercizi-testo14 - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LA CROCIFISSIONE DI GESU’ CRISTO
seconda parte
Lectio Divina di Gv. 19,23 – 24
( Si divisero le mie vesti e sopra la tunica gettarono la sorte )

1. Il messaggio del brano

Questo versetto è fondamentale per capire l’universalità del sacrificio di Cristo e l’unità che deve regnare ( sulla croce è l’amore che viene intronizzato ) fra i discepoli di Cristo. Nel racconto della passione di Gesù, la folla è composta da Giudei e da pagani. Il destino degli uni e degli altri si unifica: il re dei Giudei è il Salvatore di tutti, sia di coloro che lo amano, sia di coloro che si sono alleati contro di Lui per toglierlo di mezzo. La croce, infatti realizza e la profezia di Caifa e quella di Pilato. Gesù dà la vita per la sua gente,ma anche per ricondurre ad unità i figli di Dio dispersi (11,51) Il pastore bello delle pecore, grazie al suo sangue, fa dei due un popolo solo, abbattendo il muro che era frammezzo, cioè l’inimicizia;(Ef.2,14), libera le sue pecore da tutti i recinti, per farne un solo popolo guidato da un unico pastore. Sotto la croce vi sono “ da una parte”(cfr. v.24b) coloro che lo uccidono, “dall’altra parte” coloro che lo amano (cfr. v.25a) Tutti sotto la croce formano l’unico popolo di Dio, accomunati nel riceverne l’eredità. Infatti il Nuovo Popolo di Dio è fatto da quanti,riconoscendosi in coloro che lo prendono per ucciderlo, “accolgono” alla fine l’amore di Colui che si consegna. Gli uccisori di Gesù erediteranno le sue vesti di Figlio; e se nella fede si apriranno a riconoscere questo dono d’amore, come ha fatto il il Centurione, ad esempio, diventeranno come il discepolo che Gesù amava: accoglieranno anche sua Madre e diventeranno fratelli (vv.26-27). Infatti i vari indumenti, tranne la tunica,vengono distribuiti tra i suoi uccisori, in modo che ognuno dei soldati abbia parte con lui (=abbia la sua eredità:) che è quella di essere Figlio. Le parti sono quattro come i punti cardinali, come il mondo, come le dimensioni della croce: Gesù Nazareno, sulla croce, è il re di tutta la terra e tutti sono chiamati ad essere figli nel Figlio, tutti i popoli del mondo. Anche coloro che vivono della violenza sono chiamati a vivere da figli riconciliati e pacificati. La tunica di Gesù, però, non può essere spartita come le altre vesti,né può essere divisa: deve rimanere intera. La tunica, elemento più intimo delle vesti che si porta sopra il mantello e che in un certo senso ne fa cogliere le fattezze della persona, il corpo,esprime la persona stessa,. Per questo non poteva essere divisa, non poteva essere spartita come le altre vesti. Doveva rimanere tutta intera. Il corpo del Figlio doveva essere così donato tutto a tutti e a ciascuno. Donandolo a ciascuno, ognuno diventa Figlio; donandolo a tutti, partecipi di un solo corpo, i figli diventano fratelli. La tunica tutta intera, senza cuciture, senza strappi è l’espressione e la traduzione concreta di quel comandamento dell’amore che viene dalla croce. Le vesti, distribuite in quattro parti, indicano l’universalità del sacrificio di Cristo, la tunica non divisa indica la totalità del dono di Cristo e la totalità del Corpo di Cristo che i fratelli devono costituire e dunque l’unità dei discepoli di Cristo. Per aver parte alla eredità del Figlio, non bisogna dividere la tunica: per essere figli di Dio è necessario amare i fratelli e mantenere l’unità, come per amare i fratelli è necessario essere figli. La tunica rappresenta il dono di essere figli e fratelli. Amore di Dio e del prossimo formano un’unica cosa. E’ il caso di dirlo: a volte la croce indica la sofferenza e la fatica, ma anche il frutto che ne consegue, di mantenere nella vita l’unità del duplice comandamento dell’amore.

2. Approfondimento del testo

v.23. Allora i soldati: sono i primi che compaiono ai piedi della croce. Sono in numero di quattro che hanno crocifisso Gesù (cfr. anche At.12,4) Agli esecutori della pena capitale, spetta prendere ciò che il giustiziato indossa. All’inizio e alla fine della scena ci sono loro, servi della violenza che ereditano le vesti dell’Agnello immolato. del servo dell’Amore. Giovanni ponendo in scena i soldati sotto la forte icona di cristo crocifisso, offre alla nostra riflessione due modi opposti e contrastanti di vivere e di condividere: si può condividere per interesse, per brama, per passione, o per amore. Si può essere o al servizio di se stessi e di ciò che può essere ottenuto con la forza o a servizio dei fratelli e della gratuità. Si può essere discepoli dell’odio o del Dio ricco di misericordia e di amore.

  • quando     crocifissero Gesù: non va sottovalutato questo fatto: Gesù,     consegnato ai capi dei Giudei per essere crocifisso (cfr.v.16) in realtà è     stato crocifisso dai soldati pagani. A volte succede proprio così: sono i     nemici della croce di Cristo, che chiedono ai credenti di rifiutare Gesù,     il suo modo di amare, di accogliere, di annunciare la verità. Quando un     discepolo di Cristo si mondanizza, e vive la logica della centralità di     sé, di fatto consegna Cristo al mondo perché venga crocifisso. Sono tante     le applicazioni che possiamo fare, sia a livello personale che ecclesiale…

             
  • presero le     sue vesti: torna qui il verbo “lambano” ( accogliere). Coloro     che prendono Cristo per ucciderlo, in realtà sono accolti da Cristo     stesso, accolgono le vesti del Figlio(1,12)

             
  • le sue vesti: Gesù,     lavando i piedi, aveva deposto le sue vesti (13,4) per rivestire quelle     del servo, anzi dello schiavo. S.Paolo ci dirà quali sono queste vesti:     sono quelle della sua somiglianza con Dio, delle quali Cristo non ne ha     fatto un privilegio,(Fil.2,6-8), ma un atto purissimo d’amore spogliandosi     di esse, proprio come in croce rimane spogliato, cioè ben visibile nel suo     donarsi disinteressato Le vesti sono il simbolo della vita e il mantello,     di porpora generalmente, il segno della regalità. Questo Gesù lo ha fatto     in obbedienza al Padre(Fil.2,8a) che è Amor infinto e per poter amare     tutta l’umanità nostra nella sua interezza, senza che noi subissimo     umiliazione. L’amore per i fratelli non deve essere umiliante per chi lo     riceve, ma liberante! Per questo Lui il Figlio di Dio, da sempre presso     Dio, Sapienza di Dio, Maestro e Signore, si fa “tapino” “povero pitocco”,     umile, schiavo. Per questo Giovanni non dice che gli sono state tolte le     vesti a Gesù, perché Gesù,già nel mistero della Incarnazione si era tolte     le vesti, già nell’ultima cena da se stesso si era spogliato di ciò che aveva,     per dire ciò che era:il servo di tutti!.Togliendo le vesti e indossando un     asciugatoio,anticipava ciò che gli sarebbe successo: lo spogliamento della     sua vita, per donarla a noi. Nessuno gli può togliere la vita,ma lui,     fedele al Padre con il quale ha in comune la medesima vita, la dona, da se     stesso(10,18) La vita di Gesù si può solo accogliere, per poi donarla     facendo circolare l’Amore. E i primi eredi della vita del Figlio, sono i     pagani. Costoro ricevono le sue vesti e il suo mantello. Questi sono i primi     ad essere rivestiti di Cristo (Rm.13,14) Si legge in Paolo: “Gesù Cristo è     venuto nel mondo per salvare i peccatori, e di questi il primo sono     io”(1Tim.1,15) “ “Il Figlio dell’uomo,infatti, è venuto a cercare e a     salvare ciò che era perduto”(Lc.19,10) perché il Padre vuole che nessuno     perisca (2Pt.3,9 Mt.18,14) Tra questi lontani ci troviamo tutti, perché     tutti abbiamo peccato e siamo privi della gloria di Dio (Rm.3,23)

             
  • ne fecero     quattro parti: il numero quattro allude ai quattro punti cardinali     e rappresenta tutta la terra. Tutta l’umanità riceve l’eredità del Figlio,     “Ha parte con Lui”(13,8) La parola parte richiama l’eredità. (Sal 16,5)     Gesù sulla croce rimane nudo perché le sue vesti regali, vestono l’umanità     intera, nell’attesa di indossare le vesti della gloria del risorto.     Spogliando se stesso, il Figlio viene rivestito della gloria del Padre e     vestendo i fratelli li riveste dell’Amore e della Gloria di Dio .La     vendetta del Figlio è l’Amore, è lasciare ciò che di più prezioso ha ai     fratelli che lo uccidono. Vendicarsi è amare l’altro senza misura. Solo     così si può sanarlo, fin nelle profondità del suo cuore, dall’odio che lo     tormenta.

             
  • e la tunica . Dopo     aver parlato delle vesti, Giovanni ricorda la tunica, lasciando interrotta     però la frase. Questa interruzione è ad effetto, perché crea attesa su ciò     che si dirà sulla tunica e si scoprirà che è l’aspetto complementare delle     vesti. La tunica è la parte più intima delle vesti perchè si porta sotto     il mantello e direttamente sul corpo. E’ la manifestazione del corpo di     Gesù, della persona di Gesù nella sua integrità, totalità, unità. C’è una     certa insistenza sulla tunica, in ordine soprattutto ad alcuni     particolari. Gli antichi Padri della Chiesa vedevano nelle vesti e nella     tunica raffigurato l’unico mistero della Chiesa, Corpo di Cristo,     rispettivamente nella sua universalità e nella sua unità, integrità. Le     vesti distribuite in quattro parti, indicano l’universalità: il corpo del     Figlio è per tutti i fratelli. La tunica indica il mistero della unità:     l’unico corpo donato rende ognuno figlio, unito al Padre e ai fratelli. S.     Cipriano scriveva: “ Il sacramento dell’unità, il vincolo dell’unione     indivisibile è presentato nel Vangelo: la tunica del Signore Gesù Cristo     non viene né divisa né strappata a pezzi, ma essi la tirano a sorte per     vedere chi potrà indossare Cristo. La veste deve essere ricevuta nella sua     interezza, intatta. Deve essere posseduta come un bene personale. Non si     può possedere la veste di Cristo se si arriva a dividere e a scindere la     Chiesa di Cristo”. E Agostino: “ La veste del Signore Gesù Cristo, divisa     in quattro parti,raffigura la sua Chiesa distribuita in quattro parti,     cioè diffusa in tutto il mondo:gradualmente essa vi realizza la sua     presenza nelle singole parti. Quanto alla tunica tirata a sorte,essa     significa l’unità di tutte le parti, saldate insieme dal vincolo della     carità”. Ai catecumeni, adulti che ricevevano il Battesimo, nella chiesa     delle origini veniva fatto indossare “la tunica”, segno della appartenenza     a Cristo e alla Chiesa. La vestivano per l’intera ottava di pasqua fino     alla domenica successiva chiamata la “domenica in albis” quando le     albe(tuniche bianche) venivano deposte. Questo segno è rimasto anche nel     rito del battesimo per i bambini, ai quali viene fatta indossare la veste     bianca.

             
  • la tunica era     senza suture: il termine greco àrafos, indica per sé la sutura     delle ossa, non degli abiti. Si allude chiaramente al rapporto abito     /tunica – corpo.

             
  • tessuta     dall’alto: In Gv. la parola “dall’alto” indica l’origine divina     (3,31;3,3.7) come anche l’espressione “dal cielo” (3,13.27;6,31.32) Questa     tunica è il suo corpo, tessuto interamente da Dio, Verbo di Dio, diventato     carne(salmo 40,7).

             
  • per intero: questa     tunica non è fatta a pezzi separati, cuciti fra loro. Si tratta di     un’unica stoffa:è un’unica cosa,come unica è la persona di Gesù, figlio di     Dio e Figlio dell’uomo, come il Figlio e il Padre sono un’unica cosa(10,30)     L’unità nella Chiesa, nel suo corpo deve essere ad immagine della Trinità.

v.24: non squarciamola:a differenza del velo del tempio che si squarcerà, dall’alto in basso,questa tunica non va squarciata. Tessuta da Dio stesso, deve essere mantenuta nella sua unità. L’unità della Chiesa non deve essere infranta. E’ interessante notare come il verbo “squarciare “ in greco viene reso con “skìzo”, che richiama divisione, scisma. E’ un verbo che ricorre anche nel brano della pesca miracolosa, in un contesto ecclesiale, comunitario: la rete, nonostante il grande numero di pesci, non si squarciò(21,11) Non dobbiamo pertanto rompere la fraternità, dividerci fra noi. La tunica se è divisa non è più tunica, corpo di Cristo. Come amore verso Dio e verso i fratelli è uno stesso comandamento, così il nostro essere figli e il nostro essere fratelli, fa parte della medesima identità di discepoli del Signore. Fa riflettere,pertanto il testo di 1Cor.1,10-12: “Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni fra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di intenti. Mi è stato segnalato, infatti, a vostro riguardo,fratelli,dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi.Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice “Io sono di Paolo”, “Io invece sono di Apollo”, “E io di Cefa”, “e io di Cristo”. Cristo è stato forse diviso?”
Un’altra interpretazione vede nelle caratteristiche della tunica un riferimento alla veste del sommo sacerdote, senza cuciture. Essa allora indicherebbe il sacerdozio di Cristo. Il suo Corpo è il vero santuario di Dio(2,13-22) In esso, nel Corpo di Cristo, parola diventata carne,le promesse d’amore per l’uomo divengono realtà, il fidanzamento danza nuziale e sposalizio tra cielo e terra.Se il velo del Tempio, del primo santuario si squarciò nel mezzo(Lc.23,45) dall’alto in basso(Mc.15,38;Mt 27,51), il Corpo di Gesù, nuovo santuario, si squarcia dal basso, con una lancia, verso l’alto, aprendoci al mistero dell’amore di Dio.
  • spartirono     per sé le mie vesti sopra la tunica gettarono la sorte: E’ una     citazione presa dal salmo 22 che parla del giusto sofferente. La citazione     dice il significato della morte di Gesù: il Corpo del Figlio donato per     noi, ci rende figli del Padre e fratelli. Ai piedi della croce avviene un     grande scambio: lui indossa la nudità del nostro peccato, e noi le sue     vesti di innocente.
  • da una parte, dunque:     l’espressione da una parte rimanda a quanto”dall’altra parte” viene dopo     (v.25): i soldati da una parte e le donne con il discepolo amato     dall’altra, costituiscono due scene complementari, da leggere insieme.

3. Alcuni spunti per la riflessione personale e la condivisione:

Chiedo al Signore di accogliere il dono del Figlio, accogliendo tutti indistintamente nella loro individualità e originalità e accogliendo il dono della fraternità. Mi verifico in ordine alla mia vita di coppia, di famiglia, di ministero, di educatore, di membro di una comunità. Non devo dividere la tunica, perché tutti hanno ricevuto in eredità le vesti di Cristo….
Anch’io devo imparare a dividere e condividere ciò che ho. Uscito da Dio, come Cristo, sono uscito carico di doni e di carismi: è donando che rafforzo e prendo meglio coscienza di ciò che sono; è accogliendo che mi arricchisco sempre di più.
La tunica è tessuta dall’alto: ringrazio Dio della mia chiesa, della mia comunità, della mia fraternità. Il mio compito è quello di tessere continuamente l’unità e la comunione, attraverso un’opera paziente di riconciliazione e di dialogo secondo un modello:Cristo crocifisso che si offre anche se viene preso per essere ucciso….

4. Passi paralleli per approfondire la meditazione:

salmo 22; 133; Gv.17,11.20.26; Ef.2,11-22; 4,1-32; At.2,1-11

p. Roberto Zambolin

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