PRIMA LETTERA DI GIOVANNI
( 1Gv.3,1-23)
1. Figliolanza con Dio e santità di vita ( 3,1-10)
Guardate quale grande amore (3,1 e ss.). Giovanni inizia questo capitolo 3 con una espressione ammirata e gioiosa: l’Amore del Padre, quello che sta all’origine della nostra salvezza,consiste nell’averci fatto suoi figli, realmente. E’ una realtà questa, che già ci è stata donata, anche se non definitivamente compiuta. Sarà compiuta quando noi lo vedremo come Egli è, nella sua gloria, nella sua santità. Questa attesa del compimento non può essere passiva, ma attiva: dobbiamo prepararci ad incontrare Dio con una vita santa, cioè distaccata da tutto ciò che è profano.(dal greco: agnizein= diventare puro, cioè sottrarre all’uso profano qualche cosa, per offrirlo alla divinità) La nostra vita non deve diventare schiava del peccato.
Pertanto il cammino di conversione consiste in una più decisa comunione con Cristo, perché solamente Lui ci può purificare. Egli infatti è venuto nel mondo per togliere i peccati, e in Lui non vi è peccato.
Giovanni afferma anche, che è possibile non peccare perché l’uomo porta in sé “ il seme di Dio”, la figliolanza di Dio, che è ricca di bene.
2. Il messaggio cristiano dell’amore fraterno (3,11-18)
In questi versetti, si riprende il messaggio dell’amore fraterno che sta all’inizio della predicazione e della conversione. Chi opera per la riconciliazione, chi fa il bene, necessariamente subirà persecuzioni e odio. Come Caino ha fatto con Abele, così il mondo si comporta con i discepoli di Cristo. Il mondo, poi, non solo non conosce i figli di Dio, ma li odia. A tutto questo dobbiamo rispondere con un amore gratuito e genuino verso i fratelli, frutto della Pasqua, come ha fatto Gesù Cristo e come accadeva nella prima comunità cristiana. (At.4,32; 3,1-47) E se non ogni forma di amore verso il fratello richiede questo tipo di sacrificio di sé, invece il donare parte dei beni che si possiedono a persone bisognose è un gesto che tutti siamo chiamati a fare.
3. La fiducia in Dio (3,19-24)
Chi vive il comandamento dell’amore fraterno, vive anche la comunione con Dio e Dio capirà anche le nostre debolezze e la nostra fragilità. Di fronte a chi ama, certamente Dio sa comprendere il cuore, il centro delle azioni e darà di noi un giudizio più benevolo di quello dato dalla nostra coscienza. Dio sa tutto e conosce tutto: sa che lo amiamo.
A maggior ragione se la coscienza non ci muove alcun rimprovero, dobbiamo avere piena fiducia in Dio, perché Dio non può disattendere il mutuo amore esistente fra Cristo e i credenti in Lui. Fede e carità, dunque, sono strettamente congiunte.
p. Roberto Zambolin