PRIMA LETTERA DI GIOVANNI
(1Gv.2,3-29)
La conoscenza dei comandamenti di Dio (1Gv.2,3-6)
In Giovanni la conoscenza di Dio non è un fatto teorico o speculativo, ma una
conoscenza che avviene per esperienza di Cristo e deve diventare norma di vita.
Altra espressione tipica di Giovanni è “osservare o custodire i comandamenti”
:nel IV Vangelo ricorre 12 volte; in 1Gv. 6 volte; in Ap. 9 volte. Il verbo
greco usato è “terein”( Conservare, custodire più spesso nella memoria” In
questo senso è la Scrittura che primariamente va conservata e custodita.
Osservare i comandamenti, pertanto, è frutto della Parola di Dio conservata e
custodita e ricordata quando si tratta di vivere secondo Dio. Ciò che mi aiuta
a vivere per Lui è la memoria dei suoi benefici, dei suoi interventi salvifici
nella mia vita. Si capisce che questa è la memoria dell’Amore di Dio per noi.
Osservare i comandamenti, significa vivere il cuore della legge di Dio che è
l’amore. Dio lo incontriamo soprattutto nella parola incarnata, Gesù Cristo. La
Parola di Dio,custodita nel cuore e amata e vissuta come ha fatto Gesù, (v.6)
conserva il discepolo nell’amore di Dio
Da notare il crescendo delle espressioni:
- conoscenza di Dio (2,3)
- osservanza dei comandamenti(2,5)
- Dimorare in Lui(2,6)
Per i discepoli di Gesù, dunque, non si tratta solo di osservare i
comandamenti, come il pio israelita, ma di imitare una persona. Questo era
anche lo scopo della catechesi della chiesa primitiva (3,3-7; 4,17; 1Pt.2,21;
Gv.13,15; 15,10; Rm.6,11; )
Il comandamento dei comandamenti: l’amore fraterno (2,7-11)
Il comandamento nuovo che si identifica con quello antico, cioè con quello che
è stato accolto e predicato fin dall’inizio della vita cristiana, è quello
dell’amore reciproco.causa della nostra adesione a Cristo. La parola greca
“cainòs” indica realtà ancora sconosciuta, non chiaramente visibile. Il
comandamento dell’amore fraterno pertanto è nuovo per due motivi:
- perché non ancora pienamente attuato, vissuto, manifestato;
- perché solo Cristo ce lo ha rivelato pienamente. Pertanto i discepoli di Cristo sono chiamati a renderlo visibile con la loro condotta morale luminosa, soprattutto verso i fratelli. Da notare che in Giovanni, il fratello non è il prossimo genericamente inteso, ma il credente membro della medesima comunità cristiana.( 3,14-15; At.1,15)
il v.10: in lui non vi è pericolo di inciampo può avere tre
interpretazioni, tutte e tre interessanti:
- in colui che ama non vi è nulla che possa rappresentare pericolo di scandalo;
- in colui, che ama, non vi è alcun alcun ostacolo perché è nella luce:
- in Lui (in Cristo) non vi è alcun ostacolo, perché è nella Luce
Giovanni ci ricorda che amare il fratello o odiare il fratello, non è
una semplice variante dell’esistenza umana, ma è un modo di impostare la vita,
di orientarla, di vivere: o nelle tenebre o nella luce.(2,10-11)
Non si deve amare secondo la logica del mondo (2,12-17)
Tutti i membri della comunità cristiana ( figli) sia coloro che da più tempo si
sono convertiti alla fede, sia i più giovani che da poco hanno aderito a Cristo
magari superando tentazioni e difficoltà, vengono ammoniti da Giovanni a non
amare il mondo né le cose del mondo.. Negli scritti giovannei molto spesso la
parola “mondo” richiama tutto ciò che può allontanare l’uomo da Dio, tutto ciò
che mondanizza l’uomo facendogli perdere il suo riferimento verticale. E quindi
tutto ciò che diventa brama, possesso, idolatria,identificazione con tutto ciò che
è meno di lui. Proprio per questo negli scritti del N.T.l’amore di Dio e
l’amore del mondo, come pure l’amore per Dio e l’amore per il mondo diventano
inconciliabili.( 1Cor.2,12; 3,19; Gc.4,4; Mt.6,24; Lc.16,12).
Giovanni, in particolare, indica tre idoli dai quali guardarsi:
- la concupiscenza della carne (bramare ciò che è terreno,fragile,umano)
- la concupiscenza degli occhi (bramare ciò che solletica la nostra curiosità, la nostra sensibilità, tutto ciò che è esteriore e che sembra desiderabile ala vista…)
- lo sfarzo della ricchezza (in greco:alozoneia= ostentazione)
Gli anticristi (2,18-29)
Dopo aver illustrato in che cosa consiste la comunione con Dio e la grandezza
della fede cristiana, e aver messo in guardia i suoi figli dalla
mondanizzazione della fede causata dalla concupiscenza, Giovanni mette in
guardia la sua comunità da false dottrine, da pseudoprofeti esortando a vivere
la propria comunione con Cristo in comunione con la Chiesa. Secondo il N.T gli
anticristi sono coloro che si oppongono a Dio e a Cristo e hanno come scopo
quello di allontanare dall’amore di Dio i fedeli. Si pensava allora, nelle
prime comunità cristiane soprattutto, che questa aspra lotta tra bene e male
fosse propria degli ultimi tempi, quelli che precedono la venuta del Signore.
In fondo noi sappiamo che verso questi tempi siamo tutti incamminati, e che
pertanto il tempo che precede la venuta di Cristo è il tempo presente, in cui
bene e male si mescolano insieme. Giovanni ancora dice una cosa molto forte:
che gli anticristi, che fanno raffreddare gli animi dei fedeli, non vanno
cercati molto lontano, perché si trovano nel seno stesso della comunità.(v.18).
Costoro si riconoscono dal fatto che non vivono in comunione con Cristo e con
la Chiesa.
Ma i credenti non sono soli. Lo Spirito Santo è con loro, per cui possono
discernere tra vero e falso insegnamento, tra bene e male. E il criterio che
serve da discernimento è proprio il comandamento dell’Amore
In sintesi:
Incontrare cristo è incontrarlo nella parola, custodita e conservata nel cuore
e nella memoria. Questa parola che ci aiuta a capire come il Signore attraversa
la nostra vita, porta come frutto l’osservanza della legge di Dio, soprattutto
del comandamento dell’amore.
L’amore rende luminosa tutta la persone a avvicina a Dio e al modo di amare di
Gesù Cristo.
Amare è vivere nella luce, non amare è vivere nelle tenebre: si tratta di due
diversi orientamenti da dare alla vita. O vivere secondo il mondo(concupiscenza
della carne, concupiscenza degli occhi, sfarzo delle ricchezze) o vivere nella
libertà secondo Dio
Lo Spirito Santo ci aiuta nel discernere fra bene e male, a riconoscere gli
anticristi dai veri discepoli di Gesù. A riconoscere in noi le tracce degli uni
e/ degli altri.
p. Roberto Zambolin